giovedì 27 dicembre 2012

Vado #3

l'altro giorno, ore 18.52

"blogger mamikazen, posso venire a trovarti dopodomani? Così finalmente ci conoscia…"
"oh sì! La sera combinazione c'è un concerto del mio coro e di pomeriggio lavoro ma io prendo un permesso, ti porto a visitare #Cignocittà pranziamo in #trattoria tipica poi ascolti la prova generale e canti Borodin con noi, ci strafoghiamo di cibi locali cantiamo di nuovo ascolteremo Piazzolla conoscerai La Ballerina Cantante vuoi un elenco di mostre da vedere?, poi andiamo a cena mi racconti tutto di #collegaV oh V mio amato!, dormi con mio figlio nel letto a castello con le lenzuola ver- a proposito vuoi le lenzuola di Topolino o quelle verdi con le rane? Rane? Topolino? Rane? Topolino? Rane? Rane? Rane ma certo!, sai ha una collezione fantastica di topolini - ah anche tu? Ti adoro comunque poi vedremo il mare ci scatteremo tante foto parleremo di uomini qui c'è la piantina manoscritta di casa mia e questo è il numero di mio marito per quando arrivi non vedo l'oraaaaa!"
"ti adoro."

ore 18.54

"#cugina Folle e Bellissima (FB), dopo essere stata da mamikazen posso venire a trovarti? E' un secolo che non ci vedi…"
"stella. Casa mia è casa tua. Portati una tuta così meditiamo. A giovedì. [clic]"


In pratica, nei prossimi giorni vagherò confusa e felice nel Centro Italia in compagnia di due cantanti, una che non ho mai visto, è corista fin nel profondo e a giudicare dal blog in realtà è mia sorella, l'altra che è mia parente, è l'India se io sono la Scozia, canta in tutto il mondo e nella sua casa in centro a Firenze vuole insegnarmi a meditare.

Fate i bravi, ci risentiamo dopo il 31.

(Come sempre l'unica incognita è trenitalia, ma stavolta li frego perché prendo Italo.)

besos.

sabato 22 dicembre 2012

La corrente del golfo è chiaramente sempre stata una bufala

"e senti, c'è freddo?"
"no, l'inverno è più mite"
"non dire cazzate!"
"ti giuro"
"non ci credo. Dite tutti così per spingerci a venire a trovarvi con il Parmigiano nella borsa"
"in effetti non c'è caldo"
"di' piuttosto che c'è un freddo fottuto"
"insomma, non c'è caldo."
"piantala con queste litoti del *!"
"[omissis]"
"e senti, piove?"
"...non tutti i minuti."
"per un attimo ho creduto dicessi giorni"
"..."
"..."
"no. Intendevo dire che non piove proprio tutti i minuti"
"oh figata, eh"
"che ci vuoi fare"
"figa?"
"tutte troppo piccole, o troppo grandi"
"nel senso che le fighe sono proprio troppo piccole, o troppo grandi."
"no."
"ti eri sbarbato"
"era per cuccare"
"non era per fingerti dottorando ggiovine appena uscito dalla specialistica?"
"esatto."
"e funziona?"
"no."
"ora hai di nuovo la barba"
"tiene caldo"
"mi piace di più"
"lo so."
"ma stai bene?
"mai stato meglio"
":)"
"e tu dormi?"
"no"
"ma stai bene"
"è un'affermazione?"
[guarda nel vuoto] "l'altro dottorando in musicologia oltre a me studia la musica dei videogiochi"
"stai scherzando"
"no"
"ma che cazzo...?!"
"dopo il concerto c'è il rinfresco?"
"sì."
"ti voglio bene."
"lo so."

#collegaV è rientrato per Natale dalle terre della regina in cui abiterà per i prossimi tre anni causa dottorato.

E' dunque rientrato ed è subito venuto a cantare fra i tenori del mio coro di sparaventose.

Ci siamo incontrati in circonvallazione e abbiamo iniziato a salutarci a 90 metri di distanza, dopodiché è stato come se non fosse mai andato via.

Domani lo vado a trovare a Mantova, se non torno vuol dire che il nonsense mi ha perforato l'esofago.

mercoledì 19 dicembre 2012

Aprilo, aprìlo!

Altra infornata di utonti dalle auguste sale della biblioteca dei pazzi di conservatorio.

Utonta Cantatrice Calva (UCC)

"ciao, UCC!"
"ciao. Ehm. Volevo sapere se c'è l'Orgelbüchlein di Bach"
"lo cerchiamo. ... Eccolo, ma non va a prestito, è solo in consultazione: ti serviva a casa per studiare?"
"devo studiare uno dei preludi"
"quindi ti serve per suonare o lo consulti qui?"
"mi serve da suonare"
"allora mi spiace, ma non va a prestito"
"e allora?"
"...allora, se ti serve per suonare in aula o a casa non puoi prenderlo, perché non va in prestito"
"no ma io devo solo guardarlo qui!"

Sorvolo elegantemente su questo interessante voltagabbana che sa tanto di a) bastian contrario b) imponderabile gratuità c) abituale e totale assenza di raccordi logici con le frasi pronunciate nei 4 o 5 secondi immediatamente precedenti, un po' tipo le smentite del portavoce di #nanonano - o, se preferite, per par condicio tanto non è che il fatto non sia avvenuto, l'indimenticabile dichiarazione di grillo "siamo democratici ma chi non è d'accordo vada fuori dalle palle".

"...ok. La collocazione è PARTITURE A 45, sono tutte sulla parete laggiù, vai tu a prenderlo?"
"certo."

Dopo che mi sono ripresa da tanta sicurezza UCC va e torna, anche se dopo tre minuti e mezzo (forse ha dovuto contare fino a 45, a 23 si è sbagliata ed è tornata indietro. O forse ha iniziato a recitare l'alfabeto con quella canzoncina che si imparava alle elementari accorgendosi solo dopo che la A era all'inizio, non so).

Attenzione, ora.

Vedete, il volume si presenta così.
C'è una copertina vuota, senza titolo, con inciso lo stemma di Bach.
Sono tutti così, i volumi della sua opera omnia. Sopravviveremo?

L'UCC solleva il volume tenendolo chiuso e mostrandomi come si presenta da fuori, ferma così mentre aspetta pazientemente che io finisca di aiutare #altro Utonto; poi il genio.

"è questo?"
"..."
"..."
"...ma la collocazione è quella?"
[guarda sulla costa, dove c'è il cartellino] "sì, ma è questo? E' l'Orgelbüchlein?"
"ma scusa. Aprilo, no? Apri e guarda il frontespizio. Se mi mostri la copertina vuota ne so quanto te, no?"
"..."
"basta che lo apri."

Senza una parola, ma non ho capito se a coda bassa, illuminata o rancorosa va nell'altra sala per suonarlo guardarlo e quindi niente, basta.


Utonto Avere un Dito e Pretendere in Cambio il Radio (UADPCR - uàdpicièrre, viene bene anche così - oppure figata!, pronunciatelo alla francese, uàdpisièrr, non è fighissimo?)

Entra dunque l'uàdpicièrre del giorno, maschio, bianco, età stimata 19, timidissimo e in evidente imbarazzo.

"ehm. Ciao."
"ciao, possiamo aiutarti?"
"non lo so."
"..."
"..."
"..."
"..."
"prova a dirmi, coraggio."
"hh. Ssì."

Cercava forse il Kamasutra? Mein Kampf? Un manuale di educazione sessuale con dvd allegato? Un libro di mocciahahaha un libro di moccia, libro, di moccia, libro, moccia, libro, ma AHAHAHAH? Topolino? L'ultimo cd di Cristina D'Avena?  L'epistola de ignoto cantu? Questa roba? La Pimpa e l'orsacchiotto Johnny?

(che poi di diversi di questi io mica mi vergognerei, vacca boia!)

"sai quale autobus passa qua vicino?"

Dato che sono gentile e al momento non ci sono utonti bisognosi rispondo di buon grado all'uàdpicièrre, sono dieci anni che non prendo un autobus nella #città senza fiume ma le linee sono ancora quelle, gli spiego dov'è la fermata più vicina, come arrivarci, "ma è quel semaforo #lì?" "no quell'altro", "ah allora via Roma?" "no, via Bixio!", "mi faresti vedere la cartina?" "sì, vieni qui", "ah ma quindi via Roma!" "no cazzo, via Bixio" "ah ok." "bene." "ok." "..." "..." "prego, comunque".

Nel frattempo si è riempito di utonti, per cui dopo 5 minuti di spiegazioni sulla planimetria di via Bixio faccio capire che devo aiutare gli altri tipo lavorare, così lui fa per andarsene.
Poi ci ripensa.

"senti."
"sto aiutando #utonto, scusa, adesso non posso."
"senti, mi stampi gli orari?"
"... adesso non posso e poi c'è il pc lì a destra per guardare internet"
"come faccio se non so l'orario!"
"..."

Non gliel'ho né detto né stampato, ovviamente.

Improvvisamente pareva che i fondi storici del 1873 avessero un estremo bisogno di me, giù in deposito.

sabato 15 dicembre 2012

Take five, Benny!

L'altro giorno benedetto XVI, nota donna che ha conosciuto la vita in ogni suo aspetto pratico e concreto fra cui le relazioni come il matrimonio, la famiglia, o avere una vagina (ma vado a memoria), ha espresso la sua pacata opinione su aborto, gay, convivenze, relativismo, eutanasia, posizioni che, secondo benny, sono condivise da "chi vuole la pace", mentre chi non è d'accordo con lui "non vuole la pace".

Ovviamente che esprima pure la propria opinione - anche se è un uomo vergine residente all'estero - come io la esprimo qui, dopotutto scriviamo entrambi sotto pseudonimo, che diavolo!

A questo punto però sento l'urgente necessità di proclamare a mia volta a tutti che, in quanto nota scienziata di fisica nucleare da oggi a capo della mia religione, da martedì prossimo chi vuole veramente la pace nel mondo dovrà darmi IMMEDIATAMENTE le chiavi del sincrotrone di Ginevra, grazie, perché trovo intollerabile che tutti quei bosoni continuino a sposare fermioni nel silenzio generale, che poi i positroni riabilitano Zwingli, quark mi diventa geloso e per vendicarsi si scopa il leptone con cui uscivo al liceo, cazzo!

Btw, ho deciso che la mia religione si chiamerà QUARK.
Io sono il capo, se sei corista entri gratis al cinema ma in ultimo obbediamo tutti a Valeren dittatore del mondo.

Relativizziamoci, adesso.
(a volte il 4/4 in musica ha rotto il c*).



("vergine" è interpretabile).

mercoledì 12 dicembre 2012

Ovviamente boh

Guardate, questa la scrivo non perché sia poi così originale (insomma, è una normalissima utonta nella media), ma perché a me, boh, non verrebbe mai in mente di chiedere o anche solo supporre una cosa così.

Ma forse sono io che boh.
Anzi, sono sicuramente io.
Mah.


Nella biblioteca dei pazzi di conservatorio, entra Utonta Boh (UB).

UB: "ciao"
"buonasera signora, mi dica"
"ecco, io volevo chiedere. Questa è la biblioteca, vero?"
"è esatto"
"avete degli strumenti, vero?" [indica il pianoforte verticale e il cembalo che teniamo in biblioteca ma che ovviamente - ovviamente. - usiamo solo per gli eventi, dato che ovviamente - ovviamente. - nelle biblioteche di solito ve l'immaginate, cosa si fa]
"...sì."
"ecco. Suonano?"
"in che senso?"
"li suonate?"
"ma sì, quando facciamo delle confere..."
"no perché mia figlia studia qui, e a casa abbiamo solo una tastiera elettronica."
"..."
"..."
"... e quindi?"
"..." [sorride e mi guarda come un collie guarderebbe una scatola di Ciappi]
"mi sta chiedendo se sua figlia può venire qui ad esercitarsi? E' questo che intende? E' questo?"
"sì"
"ma signora, questa è una biblioteca, non un'aula"
"ah."
"mi spiace, ma lei certamente capirà che non si p..."
"ok niente ciao."
"...arrivederci"

Percepite il mio stesso senso di surreale straniamento misto a freddo? Lo sentite?

domenica 9 dicembre 2012

Fenomenologia dello spettatore da concerto #3

Il Cane-Ombrello

Piove.
Il Cane-Ombrello è costituito da un'elegante signora con accento parmigiano che vi precede nell'accedere all'ingresso esterno del teatro.

La riconoscete perché è quella che, senza voltarsi, giammai manifestando alcun tipo di scrupolo etico in proposito, scuote furiosamente l'ombrellino richiudibile dalle 8 alle 15 volte all'indietro su di voi, il tutto continuando a chiacchierare di acconciature elaborate con la vicina, anch'ella un Cane-Ombrello.


I Tedeschi

I Tedeschi si spostano in gruppo, un piccolo manipolo di unni con cravatta sbagliata e alito al crauto.

Il loro apparente proposito è quello di ascoltare con voi Wagner.
Il loro segreto piano è invece quello di rompere i maroni.

Essi sono astuti, poiché per prima cosa vi accerchiano abilmente fra le poltrone della platea, in modo tale che prima che ve ne rendiate conto e possiate cambiare posto vi sentite all'interno di una birreria di Monaco, perduti.

Secondariamente uno, forse il capo, nell'attesa pre-concerto ritiene indispensabile farvi alzare dalle 6 alle 7 volte entrando e uscendo dalla fila di poltrone, ogni volta con un compiaciuto "Sorry again" che alla settima volta, francamente, suona epistemologico.

Fate infine attenzione, perché può capitare che il gruppo comprenda un raro esemplare di TCISTAZE - la Tedesca Convinta che l'Italia Si Trovi all'Altezza della Zona Equatoriale: la riconoscete perché si è in gennaio e lei indossa un abitino di pessimo gusto trasparente, non ha le calze e si ostina a guardare con disprezzo il suo foularino appoggiato con nonchalance sulla poltrona, tremando come una foglia - un po' come quando voi uscite di casa deridendo lo zio Rodolfo affermando superiori "figurati se fa così freddo da nevicare...!" e poi qualcuno vi mette in mano una pala per liberare l'accesso al garage.


Quelli che si alzano sull'ultima nota

Gli esemplari di QCSASUN innanzitutto dovrebbero morire, magari prima del mio prossimo concerto in abbonamento, grazie.

Sono quelli che sull'ultima nota (i più esperti), o appena si inizia ad applaudire per la fine del concerto (i più anziani, ormai fuori esercizio e sorpassati da più giovani vecchie volpi) si alzano improvvisamente e fanno alzare tutti i vicini di fila (VOI) per uscire.

Dove si rechino con tale urgenza non è dato sapere; essi sono tutti importanti manager americani con l'aereo per Los Angeles in partenza alle 22.37, presidenti del consiglio improvvisamente richiamati al Colle, scienziati nucleari reperibili nel fine settimana per gestire fughe di materiale radioattivo o sindromi cinesi, chirurghi di turno in pronto soccorso d'emergenza che, vedendo l'accettazione vuota, avevano pensato di ingannare il tempo con una puntatina a teatro, oppure semplici idioti a cui scade il parcheggio.

Li vedete uscire a frotte con passo spedito e uno scopo nella vita così presente e certo che voi ve lo sognate, uno scopo così, mentre metà teatro sta ancora applaudendo entusiasta.

Inutile dire che i musicisti sul palco ovviamente vedono tutto 'sto esodo di deficienti, e a voi non resta che vergognarvi per tutti quei QCSASUN che infangano la reputazione del vostro paese.
Più di quanto abbia già fatto il nano, ovviamente.

giovedì 6 dicembre 2012

Il CRC (e della città delle arance) (e gioco a premi)

Insomma c'è questo tizio, il CRC (Conferenziere Rompi C* - apprezzerete il fatto che la seconda C è intercambiabile, a seconda delle vostre inclinazioni del giorno), che l'altra settimana è venuto nella biblioteca dei pazzi di conservatorio per tenere una conferenza di musicologia che prevedeva l'uso di un clavicembalo.

Innanzitutto, quindi, il CRC è un clavicembalista, il che lo qualifica immediatamente come un esemplare a cui non dare confidenza - come certi roditori.

In secondo luogo e disgraziatamente il CRC è anche prefetto di #sticazzi, il che gli conferisce immediatamente quella adorabile patina di burocrazia, colletto bianco e abitudine a disporre degli altri come vuole che imparerete a riconoscere al primo sguardo.

Ad esempio, è uno dei pochi uomini al mondo che portano i pince-nez e l'orologio da taschino convinti che questo contribuisca ad aumentare la propria intelligenza.


5 giorni prima della conferenza, ore 11.23

Questo essere rovinoso entra dunque in biblioteca 5 giorni prima della conferenza, e per prima cosa spegne tutti i termo della sala centrale, cosa che approssima la temperatura già di 19 gradi al punto di solidificazione dell'acqua.

"Trantor, #collegaF, ho spento tutti i termo!", esclama giulivo aggiustandosi i pince-nez sul naso e apprestandosi ad accordare il suo f*ttuto clavicembalo.
"..."
"io..."
"che..."
"ma che ca..."
"...sa, non ricordo che lei ce l'abbia chiesto"
"il calore scorda il clavicembalo."
"la biblioteca non è casa sua"
"il calore rovina il clavicembalo, dovreste saperlo"
"lo sappiamo, ma qui ci sono gli utenti, anche piccoli, e questa è pur sempre una bibliote..."
"non mi interessa."

A parte.
#collegaF: "ma tu ti rendi conto!"
"riaccendiamoli subito"
"mentre non guarda"
"mentre non guarda"
"che razza di idiota"
"lui e quel cazzo di orologio da taschino"
"che si f*! Ho riacceso."
"brava."

giorno della conferenza, ore 12.34, comunione dei beni

"oh, ho giusto sete."
"le vado a pre..."
[indica la mia bottiglietta già aperta sulla mia scrivania] "dammi quell'acqua lì."
"dottore, questa è mia. Le vado subito a prendere una bottiglia nuova, apposta per i relato..."
"no, voglio questa."
"...questa è mia ed è già aperta, gliene vado a prendere una nuo..."
"insomma, si può sapere perché non posso bere questa?!"
"... scherza, vero?"
"sono il prefetto di #sticazzi e sono serissimo. Io voglio bere quest'acqua qui, è già qui è comoda è già aperta io ho sete e adesso io berrò que..."
"no, adesso io le vado a prendere una bottiglia sua, maledetto burocrate del cazzo"
"m..."
"magari ho l'herpes."
"..."

A parte.
"Trantor, ma si voleva bere l'acqua della tua bottiglietta?!"
"a tutti i costi"
"che ** *** [unire i puntini da 1 a 20]"
"la prossima volta riempio la borsa di fazzoletti usati e gli faccio rovistare dentro"
"AHAHAHA"
"AHAHAHA"

un'ora prima della conferenza, dibattito di logica razionale

Io, #capo bibliotecario, #collegaT e #collegaF ci accorgiamo che il portatile con cui il CRC proietterà le sue inutili immagini non funziona.

Mentre ci industriamo in ogni modo per risolvere il problema lui si avvicina scocciatissimo:

"eeee scusate, ma io starei cercando di accordare il clavicembalo"
"e noi stiamo cercando di farle funzionare il pc."
[sarcasmo] "gradirei molto se poteste non parlare"
"dobbiamo pur conferire tra noi in qualche modo"
[disprezzo] "accordare un cembalo non è facile, care signore"
#capo: "ne siamo perfettamente al corrente"
[indignados] "io sono il prefetto di #sticazzi!"
"e questa è una biblioteca."
"umpf"
"umpf"
"umpf"
"umpf"
"umpf"

A parte.
"che stronzo."

durante la conferenza, mentre spiega

"...ecco, chiedo all'aiutante Trantor di far partire le mie ridicole slides, la 4"
"certo, dottore, ecco"
"...ecco, ma così no, se si potesse ingrandire... no, non così, troppo. No nemmeno, uff, troppo poco. E comunque è la slide sbagliata, avevo detto 3!... Ah non avevo detto 3? La 4? Beh comunque non si legge niente, magnifichi! ...Sì ok. No, ancora troppo piccola. Anzi no, apra la 5. La 5, la 5! Sì, ma riduca, signorina, se no chi legge, solo lei?, e blablablab..."

Tutto questo ovviamente davanti a tutti, compiendo ogni sforzo possibile per far sembrare errori o lentezze mie errori suoi, o forse per mascherare il fatto che non è capace di gestire la visualizzazione a schermo intero di office (e il trackpad, ovviamente).

A parte.
"che maleducato"
"ti ha proprio trattata a pesci in faccia, e davanti al pubblico"
"già. E vuole pure che andiamo a cena con lui, ma che si f*!"
"è solo perché così può fare lo splendido facendosi vedere con tante ragazze"
"avete notato che ci ha fatto installare tutta l'amplificazione e poi non ha usato il microfono?"
"tutto 'sto casino e poi se n'è uscito con 'faccio senza, non mi piace la mia voce'"
"l'avrei strozzato"
"devo andare in ferie"


Il quadro si completa ulteriormente sapendo che il CRC è un misogino conservatore fondamentalista cattolico, convintissimo che le donne debbano stare a casa sottomesse a fare figli invece di andare a lavorare, nel senso che dovrebbero proprio stare a casa sottomesse a fare figli invece di andare a lavorare.
Poi però le slides gliele dovevo far partire io.

Successivamente, per rinfrancarmi un po', sono in effetti andata via qualche giorno, per cui scusate se sono sparita.

Ero in quella città in cui, se a dicembre c'è la luce radente del pomeriggio, il vento e un albero di arance non decidi mai se c'è caldo o freddo, e il cielo sembra sempre quello di Toledo.

Niente di più commovente di così.
Gli alberi di arance in mezzo a quella città, dico.

Ah, chi indovina il numero di fotografie che ho fatto approssimato alla decina vince l'invio per mail di una foto ritraente il CRC, e lo sapete che in queste cose non scherzo affatto!

mercoledì 28 novembre 2012

L'UDA

L'utente UDA entrò nella biblioteca dei pazzi di conservatorio circa un mese fa.

L'UDA, dovete sapere, è un bambino di 8 anni che di altezza non arriva al bancone del front office, un po' tipo il bambino del gelato del bar di Benni.

Sulle spalle ha uno zaino più grosso di lui, e al collo l'ormai classico portachiavi-portacose-causa-fottuta-cervicale da dottorando cremonese.

L'UDA entra in biblioteca e mette la sua roba negli armadietti con la disinvoltura di un docente di Yale.

(Sapete, tipo quei film americani con i college pieni di armadietti in cui tutti ripongono la loro roba fighissimi e sgamati, e poi c'è sempre quello che aiuta la tizia ad aprire l'armadietto difettoso con un pugno e poi alla fine si sposano, ecco, noi ne abbiamo di uguali, pensate. Non di studenti, di armadietti.)

Comunque, per completare il cliché mancava almeno un accessorio Mac, ma non ci siamo formalizzate troppo su questo perché poi è successo il resto.

L'UDA si sedette alla postazione pubblica per la consultazione online del catalogo della biblioteca, trovò il libro che gli interessava (sempre da solo), ci chiese il prestito offrendo spontaneamente la tessera della biblioteca senza aspettare che gli venisse chiesta, ringraziò, infine salutò.

Sì, salutò, con la sua vocina bianca da ottenne con le figurine di Spongebob e un dottorato a Yale in calcolo differenziale.

"collegaF, ho sentito bene?"
"ti stavo per chiedere lo stesso"
"...ha detto proprio così?"
"ha detto proprio così"
"io... non sono sicura di aver capito"
"invece credo che l'abbia proprio detto."
"...ha detto buon lavoro."
"sì, ci ha detto buon lavoro"
"io..."
"..."
"ma ha 8 anni!"
"incredibile"
"ha 8 anni e ci ha detto buon lavoro"
[sguardo estatico] "l'abbiamo trovato"
"l'Utente Dell'Anno"
"l'Utente Dell'Anno."
"l'Utente Dell'Anno?"
"l'Utente Dell'Anno."

Io e #collegaF abbiamo successivamente reagito lanciando GIMP e tentando di modificare la copertina di Time inserendo la faccia di UDA al posto di Balotelli, solo che poi xp è andato in crash e abbiamo smesso.

lunedì 26 novembre 2012

Sposare Woody Allen

"stasera facciamo la carne?"
"ok. Olio o burro?"
"tu cosa preferisci, Trantor?"
"scegli tu, è uguale per me"
"l'olio è più sano, ma il burro è più buono"
"scegli tu, siamo tutti e due ma..."
"..."
"..."
"..."
"..."
"entrambi."
"per non sbagliare."
"per non sbagliare."

Poi rimescola il sugo nell'altra pentola, l'assaggia e mi passa il cucchiaio di legno con la naturalezza di Tootsie (sotto probabilmente c'è Stephen Bishop, ma nessuno dei due fa finta di essere qualcun altro).

E' poi così rilassante scambiarsi continuamente il cellulare commentando le foto di avvenenti attori uomini, essendo entrambi interessati alla stessa metà del cielo, e farlo in pigiama senza alcun equivoco.

Non c'è bisogno di decidere chi lava i piatti e chi cucina, tutto viene molto naturale, senza nemmeno doverlo dire - anche se ho trovato molto difficile non fare polemica quando ha cercato di convincermi che il principe Harry sia fighissimo, quando è invece evidente che sembra un fax di topo gigio venuto male, tra l'altro inglese.

Vede che penso e ho il viso tirato, allora mi racconta di lui, di quando comprò il pianoforte da piccolo e di come fu il giorno più bello della sua vita e di tutte le sue storie, poi disquisiamo di etimologia russa, tentiamo di allestire una raccapricciante conversazione in tedesco (lui è alla lezione 25 su 100 di questo, io l'ho studiato per anni e ora non saprei più nemmeno ordinare una pizza) e infine ricominciamo a passarci foto di Kiefer Sutherland, il che probabilmente era ed è l'unica cosa saggia da fare.

Il fatto è che l'altro giorno ho finito di catalogare più di mille libri antichi nella biblioteca di #PaesucoloBoscoso, e anche se sono contenta e sollevata di non fare più 90 km per 2 per andarci 3 giorni a settimana un po' mi dispiace.

A volte dormivo nella casa in affitto di #collegaM, il piemontese, un maniaco dei dolci più magro di me che parla russo, suona Rachmaninov, ascolta i Metallica mentre cataloga e detesta Woody Allen, mentre io di dolce tollero solo sfogliatine e cioccolato fondente, suonavo Debussy, mentre catalogo ascolto i Lunasa e Woody Allen lo sposerei (e divorzierei per sentire le sue battute in tribunale).

Ora lavorerò a tempo pieno solo nella biblioteca dei pazzi di conservatorio, ma i funghi in vasetto di #PaesucoloBoscoso, M e l'adorabile capo-bibliotecaria che ha un blog di cucina, va dal parrucchiere per sé e non per gli altri ed è senz'altro più efficiente di Hal 9000 son già lì che mi mancano.

giovedì 22 novembre 2012

Mellitos oculos tuos

Alle prove del mio adorabile Altro Coro, quello di paese.

#coristaAdorabileeGnocca: [occhi da fringuello piccolo caduto dal nido] "Trantor, io sono entrata nel coro il mese scorso. Non mi sento di fare il concerto."
io: [occhi da mamma fringuello piccolo che rimette fringuello piccolo nel nido] "secondo me invece potresti cantare lo stesso i brani che hai studiato dall'inizio, e gli altri li canticchi seguendo gli altri. Su, mia cara, cora..."
[occhi da fringuello piccolo spaurito]: "...no."
"..."
"..."
[occhi da mamma fringuello piccolo che vede fringuello piccolo caduto dal nido e molto nido piccolo fringuello spaurito occhi]: "#coristaAdorabileeGnocca, abbiamo bisogno. Il nostro coro ha bisogno. IO ho biso..."
"no, ti prego."
"ok."


Il giorno del concerto, ore 19.10.

#coristaAdorabileeGnocca: "pronto, Trantor?"
io: "ciao CAEG, dimmi velocemente"
"sai, ho visto i tuoi occhi l'altra sera, alle prove."
"..."
"quando mi hai detto ho bisogno."
"..."
"stasera vengo."
"IO TI ADO..."
"'spetta. Ho mia figlia malata che lascio da mia sorella, e scappo via prima del rinfresco, non so metà dei pezzi e farò il pesce in playback vergognandomi tantissimo; però sono gnocca. Mi metto un bel vestito nero, scollato, e vedrai che sarò bella. Questo è quello che ti posso offrire, se mi prendi"
"[non sono in grado di ricostruire le fasi telefoniche successive]"


C'è un solo espediente per accalappiare coristi che io come direttore di coro non uso, non ho usato e con ogni probabilità non userò mai.

Tutti gli altri sì.

domenica 18 novembre 2012

L'uomo che fa al caso mio

"pronto"
"#pianistaPugliese?"
"sì, ciao Trantor"
"ciao. Senti, che hai da fare martedì sera?"
"niente, al momento"
"bene. Ho bisogno di un favore. Dirigeresti il mio Altro Coro al posto mio, che non posso proprio spostare la prova e sono via tutta la settimana?"
"..."
"..."
"..."
"[occhi da cerbiatto un po' umidi, anche se al telefono]"
"...ma tu pensi che io sia in grado?!"
"tu suoni come Bollani e conosci il contrappunto, e i coristi ti vogliono bene. Inoltre questa risposta fa di te l'uomo che fa al caso mio a prescindere"
"..."
"ovviamente pagato"
"..."
"il pezzo da insegnare è facilissimo, su!"
"..."
"vi divertirete un sacco"
"io..."
"ho bisogno!"
"ok."
"ok?"
"ok!"
"oh grazie infini..."
"c'è solo una cosa."
"cosa?"
"una cosa."
"cosa"
"eh."
"cosa!"
"... tutto questo significa che dovrò cantare."
"...evidentemente."
"..."
"non mi dirai che è un proble..."
"odio la mia voce"
"benvenuto nel club, darling"
"...ok."
"ok."
"...hh."
"cazziali se chiacchierano."
"eh?!"
"ho detto cazziali se chiacchierano!"
"ma sono più grandi di me!"
"ma sì, ma sì!"
"...ok."
"ok. Grazie."
"..."

Ho avvisato i coristi, obbligato gli stessi ad essere presenti tutti pena orrende ripercussioni il martedì successivo, inviato le partiture a #pianistaPugliese, dato disposizioni a #coristaOrietta per tenere d'occhio #giovaneCoristaEsagitata, posizionato le partiture di scorta nella sala prove in un luogo sufficientemente sicuro ma sufficientemente accessibile da #pianistaPugliese il quale potrebbe con ogni probabilità dimenticarsi le sue partiture a casa, messo un promemoria per ricordare a #pianistaPugliese della prova, istruito #coristaAdorabileeGnocca sull'uso d'emergenza della fotocopiatrice e istruito tutti i coristi sull'uso opportuno del mio numero di cellulare.

Non posso dire di andare in ferie tranquilla, fondamentalmente perché questa settimana non vado affatto in ferie.

Ma me le prenderò, oh se me le prenderò.

martedì 13 novembre 2012

Quello per cui sono venuta qui oggi (UH vs UIFPE vs UPM, e ne rimarrà soltanto uno)

Con l'apertura di tutti i corsi in conservatorio hanno aperto le gabbie.

Ogni tanto qualche genetta travestita da insegnante di propedeutica o più spesso qualche mangusta scema si spinge fino alla biblioteca, per abbeverarsi nel fango.

Piccolo anticipo di utonti, così è contento lo zio R. :)


#1 Utonto Highlander (UH, è dal '700 che gira indisturbato con una spada)

UH: "salve, vorrei registrarmi al servizio internet"
"ciao! Certo, mi serve solo il tuo documento."
"non ce l'ho"
"allora devi tornare, la prossima volta portalo con t..."
"è che non ce l'ho"
"beh, l'avrai a casa"
"no."
"nel senso che proprio non ne hai uno?"
"esatto."
"carta d'identità? Tessera sanitaria? Passaporto? Patente? Carta punti Conad?"
"no, mai avuto."
"..."
"..."
"mai. avuto. Scusa, ma tu quanti anni hai?"
"22."


#2 Utonto Indeciso sul Futuro della Propria Esistenza (UIFPE
(aka DSE, Dure le Scelte Eh.)

UIFPE: "salve, vorrei registrarmi al servizio internet"
"certamente maestro, ecco, si colleghi qui sulla postazione pubblica, clicchi qui, e compili questo agile e sintetico form online con i suoi dati personali."
"faccio subito!"

24 secondi.

"senta, qui, nel form." 
"sì."
"ecco, qui, vede."
[indica come se fossi molto cieca o molto stupida, non ho capito] "vedo. E allora?"
"mi chiede la professione"
"..."
"c'è una lista, tra cui scegliere."
"...eh."
"e io che metto?"
"lei che fa nella vita, scusi?"
"docente"
"...allora scelga docente."
"ma faccio anche il musicista!"
"e allora metta musicista!"
[non convinto] "...ah"
"..."
"..."
"veda lei"
"uhm."


#3 Utonta dalla Perifrasi Metaforica (UPM, aka Slash).

UPM: "salve, vorrei registrarmi al servizio internet"
"certamente signora, ecco, si colleghi qui sulla postazione pubblica, clicchi qui, e compili questo agile e sintetico form online con i suoi dati personali."
"sgnf."
"prego?"
"...sì sì, ok, lo faccio."
"ecco, bene."

5631 anni.

"sfr, hmff."
"..."
"sfrrr, ngflh!"
"...mm?"
"senta, scusi, eh!"
"arrivo, non avevo capi..."
"che è qui, che è successo, che è 'sta roba! Insomma, qui è sparito tutto!"
"c'era il form aperto, forse si è sbagliata e ha chiuso tu..."
"le dico di no!"
"è evidente che qualcuno ha chiuso e di certo non è stato il pensionato di là, comunque riapriamo su... Ma cosa. Ma che...?!"
"eh?"
"è lei che ha fatto comparire questa schermata di errore linux che sta impallando Matrix?"
"aaah io non ho fatto niente."
"sicuramente. No seriamente, che ha fatto?"
[saccente, scandendo le parole come una maestrina vittoriana] "io stavo cercando di iscrivermi."
"sì, non in senso filosofico. Le sto chiedendo concretamente come ha fatto"
[facendomi il verso] "... cercando di fare quello per cui sono venuta qui oggi."
"ok, [f*ttutissimo c*]. Mettiamola così, dove [flauto di pelle] ha cliccato, allora, maledettissimo topo da armadietto lobotomizzato?"
"ah, boh."

Niente, chiudo tutto forzando la schermata e riapro da capo il benedetto form, lasciandola in balia del difficile compito di ricopiare i propri dati personali dal documento d'identità e riscriverli in 5 campi bianchi che a fianco hanno, a scopo preventivo teneramente utopico, l'esempio for dummies.

Per capirci, a fianco del campo intitolato "data di nascita" c'è un enigmatico e fuorviante "gg/mm/aaaa".

Insomma, roba grossa.

53 secondi.

"mmmgnessenta, scusi."
"fottiti mi dica, signora."
"qui non va avanti, non va avanti, non va avanti, non va ava..."
"HO CAPITO."

Guardo, e ovviamente (ovviamente.) ha scritto 341965 - invece di, uff cosa ve lo sto a dire a fare che avete già capito perché voi non siete villici da armadietto cazzo!, 03/04/1965.

"beh, non ha compilato bene la data."
"guardi che lo so quando sono nata."
"non in quel senso. [compilo io] Vede, va scritta come nell'esempio a fianco. Giorno e slash, mese e slash, anno."
"[occhi grigi come le terre di Dagorlad]"
"vede l'esempio a fianco?"
"eh prima non c'era."
"sì col quarzo che prima non c'era maledetto roditore, e io sono la badante di bondi no guardi, c'è sempre stato."
"sicura?"
"sì."
"ah."
"beh comunque così è sistemato, vede? La sua data di nascita con gli sla..."
"embè e io prima che ho fa..."
"no."
"...ok."


Ora, per stare di nuovo bene, ci ascoltiamo tutti quanti lo slash di 6.49, e vorrei farvi notare che c'era anche prima, prima di bondi, prima di Highlander, prima del 3 aprile 1965, prima di Dagorlad.



[il quarzo è copyright di Valeren.]

sabato 10 novembre 2012

BUMM architettonico

ore 19.02

"Trantor, qual è la chiesa del concerto di stasera?"
"san #architettura a cazzo"
"l'idea di entrare lì mi uccide"
"non dirlo a me che ci devo cantare"
"più brutta è difficile"
"già."
"ti pagano, almeno?"
"no."


ore 23.35

"mamma, papà, grazie di essere venuti a sentirmi. Avete visto la chiesa?"
"mamma mia"
"madonna."
"l'architetto andrebbe perseguito"
"è così perché è stata ricostruita negli anni '60, era stata bombardata"
"e adesso è pronta per esserlo di nuovo."

(a volte certe battute se le cercano).

domenica 4 novembre 2012

Scenes from an italian restaurant #2. aka Delfini blu, the cap was on the table, logica formale, rezdore

Puntata #2 dei tentativi di festeggiamento/saluto a #collegaV, amico di vecchia data e collega di lavoro fino a poco tempo fa, il quale andrà in Inghilterra e ci starà per 3 anni.


Qui la puntata #1, in cui litighiamo cortesemente con un tragattino che vende manoscritti miniati senza saperli datare e la #3, in cui gozzovigliamo con i coristi, i camerieri ci odiano e l'impero colpisce ancora.


ore 20.30

Onde festeggiare ci rechiamo nella tranquilla #cittadina di D., ove consumeremo gnocco fritto, tigelle, salumi, lambrusco e lardo in conchetta ascoltandoci un concerto di musica tradizionale.

E' una specie di sagra, con tavoli alla buona, tipiche rezdore emiliane che servono ai tavoli, clima da festa dell'Unità.

Siamo io, #collegaV, l'altra #collegaT che lavora con me nella biblioteca dei pazzi di conservatorio, cugina Lurker Lucy, mrBlueSky e una sesta persona portata da V, l'inquietante Amphibius.


ore 21.07

Per un po' niente da segnalare, se non che mangiamo come scemi e, come spesso succede in questi casi, io e V iniziamo a litigarci la Nikon fotografandoci col macro le scarpe.

E' probabilmente per reazione a tutto questo che mrBlueSky prende il quadernino da cronista e si mette a fare ad Amphibius una serie interminabile di domande di lavoro, di fatto uscendo entrambi dall'universo conosciuto.


ore 21.56

"Amphibius"
"dimmi Trantor."
"mi passi l'acqua, per favore?"
"sai, di giovedì adoro trovare nelle bottiglie uno sciame di delfini blu"
"..."
"ce ne sono sempre così tanti"
"..."
"solo il giovedì, però"
"..."
"a volte escono allo stato brado, bisogna poi stare molto attenti a non calpestarli"
"io volevo semplicemente l'a..."
"solo che sono scivolosi, i delfini blu"
"..."
"maledettamente furbi"
"..."
"alcuni poi ti confondono con abili battute sarcastiche"
"..."
"non si fanno prendere"
"non sono scemi, vorrei che tu te ne rendessi conto."
"lo so, V me lo ripete costanteme..."
"ne ho visto uno l'altro giorno (mi passi l'acqua per favore?), faceva gpl prima di me e mi ha pure fatto i fari mentre usciva (l'acqua, grazie)"
"..."
"solo che io poi gli ho suonato cazzo, (l'acqua), lui è blu, mica può permettersi! (sì basta che la prendi in mano e me la passi, da bravo)"
"in effetti fanno così"
"se escono dalle bottiglie, sì (l'acqua.)"
"..."
"oddio guarda quello, è enorme!"
"..."
"lo vedi o non lo vedi?! Si acquatta dietro i pla..."
"...ti passo l'acqua."
"ecco, sì."
"..."


ore 22.34

Non è chiaro cosa abbia spinto la tipica rezdora emiliana in quel momento intenta nello sparecchiamento del tavolo a considerare il tappo della mia Nikon lì, da solo, un oggetto nemico.

Nell'ignoranza generale del fatto ella considerava dunque l'inutile orpello alla stregua delle bucce di salame scartate da #collegaV, dei vuoti di lambrusco seccati da #collegaV, e anche dei 354 mozziconi di sigaretta abbandonati morti da #collegaV, buttando quindi il tutto in un ridente pattume.

#collegaT, l'unica che sgomenta si è accorta della cosa, ritiene indispensabile lasciare passare 4 minuti e 22 secondi prima di agire.

La scena seguente vede 5 persone rovistare febbrilmente nel cesto del pattume passandosi l'un l'altra piatti sporchi di mostarda e avanzi sbocconcellati di tigelle grondanti lardo, 5 persone di cui una particolarmente scurrile e un'altra particolarmente sarcastica.

Amphibius finisce con calma di rollarsi la sigaretta, l'accende, assiste interessato alla scena come un biologo di Atlanta assiste il martedì all'accoppiamento delle amebe e considera molto più utile continuare ad analizzare la cosa sotto l'aspetto epistemologico.


ore 22.51

La rezdora sparecchiatrice, informata del tragico fatto, reagisce con gli occhi a palla e un irrefutabile "ma era sul tavolo!", affermazione che ha come conseguenza immediata lo scatenarsi di un acceso e insopportabile dibattito di logica formale, sempre fra la persona scurrile e la persona sarcastica.

L'unico modo per risolvere la questione senza insultare troppo spesso san tommaso ("santo cielo, che idiota") è recarsi sul retro della sagra e scaraventare tutto il pattume, che per la cronaca consisteva in un cesto più alto di me.

Comunque ritroviamo il tappo, puliamo, informiamo la rezdora del lieto fine e siamo costretti ad annotare nuovamente che sì, l'inutile tappo di un obiettivo Nikon che costa tipo 170 euro "dopotutto era sul tavolo".


ore 00.35

Dopo ore di ridicole obiezioni convinco #collegaV a non tornare a Mantova e a venire a cantare nel mio Altro Coro il mattino seguente, visto che saremmo dovuti andare a cantare ad un matrimonio ed ero sono sarò sempre in deficit di tenori.

Dopo che mezza #provincia si è soffocata dal ridere alla timida idiota proposta "uhm potrei comunque partire adesso per Mantova e domattina essere da te alle 9", io e cugina Lurker Lucy convinciamo V a dormire con noi due, da me, in mansarda.

Nel senso, ha accettato tutto questo solo perché gli ho promesso di pagarlo.

Lui comunque reagisce ammorbando tutti con una disquisizione sui sottoinsiemi tipografici della princeps di #raccolta fattizia di #grande interesse musicologico, battibeccando con me - nell'ordine - sul concetto di esemplare a stampa, sul concetto di editio princeps, sul concetto di raccolta, sul concetto di fattizia e sul concetto di concetto, e infine raccontando (di nuovo) la storia dei cigni.

(l'audio, che è già un classico della Naxos.)


ore 00.58

Ce ne andiamo, ma prima lo abbraccio, principalmente per impedirgli di raccontare di nuovo cosa potrà fare a Cambridge con quei fottutissimi cigni; facciamo finta di salutarci ma tanto lo sappiamo benissimo che ci vedremo martedì, per cui amen, lui porta a casa Amphibius e io torno alla macchina con gli altri.


ore 02.00

Dopo che V ha portato Amphibius in un night in #città, dopo che V non conosce affatto la viabilità di #città, dopo che V è riuscito in qualche modo a raggiungere casa mia dove nel frattempo io e cugina Lurker Lucy stiamo preparando i letti (i, plurale), dopo che V mi telefona da sotto casa annunciando che Amphibius è riuscito a dimenticare il suo cellulare in macchina, dopo che V torna in #città a 15 km da me alla ricerca del quartiere del night, del night e di Amphibius in mezzo alla folla del night, dopo che non ha trovato nessuna delle tre cose e io tento di guidarlo al telefono consultando contemporaneamente google maps e avendo dall'altro capo del filo uno che come massimo indizio dice "qui boh c'è un caseggiato giallo", dopo che V se ne fotte finalmente del cellulare di Amphibius e torna da me, dopo che è salito in casa togliendosi le scarpe e alle 02.45 i miei si sono svegliati completamente, dopo tutto questo

"Trantor, Lucy. Cazzo. Devo comprare le sigarette"
"tu sei scemo"
"fumare fa male!"
"no no, devo proprio"
"scemo, adesso?!"
"fumare fa male!"
"scendo e vado in paese a trovare un distributore"
"sei un * **"
"non fumare non fumare non fumareee"
"spero sia uno dei tuoi soliti scherzi del cazzo, io tra 6 ore devo dirigere il coro ad un matrimo..."
"devo!"
"ma è cancerogeno!"
"uhm, se non la fumo mi dai un bacio?"
"NO."
"piantatela. Cazzo vai a prendere queste cazzo di sigarette e fai presto"
"ok"

C'è bisogno che continui?

ore 03.05

"allora, le hai prese o no?"
"no."
"yeeeeeee!!!!"
"scusa?"
"sono lombardo"
"..."
"..."
"ho la tessera sanitaria lombarda"
"..."
"qui le puoi acquistare solo con la tessera sanitaria di un emilia..."
"ADESSO DORMIAMO"
"ok."
"ok."


La foto con i miei occhi la mattina dopo mentre alle 8.58 andavo a prendere #pianistaCalabro in stazione per andare al matrimonio è nel prossimo post.

giovedì 1 novembre 2012

E invece affatto

Nella biblioteca di #paesucoloBoscoso, ore 20.47, catalogando libri antichi con il nuovo #collegaM.

(Non vado più a catalogare nella biblioteca dell'Augusta Città di X, ho sostituito le ciliegie con i funghi.)


"#collegaM, mi decifri per favore questa nota manoscritta su #pregiato volume rilegato alla c*zzo?"
"ma certo, Trantor. Sembra... C'è scritto... Pietro De Franceschi."
"quel fottuto bastardo!"
"scusa?"
"è lo stesso che a fine '800 ha smembrato tutti questi volumi riuscendo a rilegare i fascicoli in ordine completamente sbagliato"
"bastardo"
"maledetto"
"lo odio."
"se potessi lo soffocherei con un rotolo egizio"
"probabilmente era berlusconiano"
"sì, credo anch'io"
"già all'epoca"
"sì, di solito fanno così"
"catturalo e fondilo"
"...fatto."
"...che bastardo."
"bene. Cena?"
"sì. Uscia... Ehi, ma che c*..."
"ma cosa...! Che è 'sto bordello?!"
"sono quelle vecchie ciabatte nella sala di là, stanno organizzando la sagra della castagna"
"cazzo ma blaterano come scimmie urlatrici!"
"già"
"infatti."
"che palle"
"senti, usciamo."
"sì."
"stasera ci beviamo la China Martini."
"calda."
"col limone."
"e ci mangiamo i porcini."
"ok."
"ok."
"meglio."
"credo anch'io."
"sì."


Voi credete che i bibliotecari che catalogano le edizioni veneziane del '500 siano raffinati e posati bibliofili che vivono in tinello fumando pipe o discorrendo di epicureismo con l'Herald tribune sulle ginocchia, un po' come faceva Joseph Haydn coi nipotini.

No, è più così.

domenica 28 ottobre 2012

Un giorno alle prove (A night at rehaersals). Ossia, dell'ultimo 2

Insomma, saranno gli ultimi miei 365 giorni meno qualcosa con il 2 davanti.

Nel giorno in cui morì Chaucer, nel giorno in cui nacque una pornostar giapponese più bassa di me ma meno piatta, nel giorno in cui quel grandissimo figo di Kenneth Branagh travestito da Enrico V vinse ad Agincourt io e il coro degli sparaventose decidemmo di festeggiare il mio compleanno.

La domanda di tutti fu, finirà come l'anno scorso? Io all'ospedale imbottita di cortisone? A causa di quella maledetta cheesecake ricoperta di malefici frutti rossi del discount sotto casa? E Brooke sposerà il figlio zoppo di Ridge dopo aver ammazzato Stephanie con un libro di moccia? Eh? Eh? Eh?


ore 20.58, sto per aprire la chiesa

#coristaVigileA è stato il primo ad arrivare ed è già lì che mi aspetta.

"psst, Trantor"
"eh?"
"ssst!"
"ssst cosa, che succe..."
"parla piano"
"..."
"vedi quel capannello di gente là?"
"quel capannello lì?"
"quel capannello là"
"quel capannello lì a 10 me..."
"quel capannello là!"
"eh. Sì. E quin..."
"non voltarti!"
"ma dici quelli l..."
"mmgnnon indicare, per Dio!"
"ma insomma, cosa diavolo...!?"
"sono della digos"
"..."
"quello alto che fa finta di guardare la vetrina, è il capo della digos"
"..."
"quella bionda che si accende una sigaretta, è #gransticazzi della digos"
"..."
"quei 7 tizi con l'impermeabile, sono tutti della digos"
"estiqa..."
"NON FISSARLI!"
"ma insomma!"
"apri la chiesa. Ora. Poi chiudiamoci dentro presto"
"..."
"tra poco potrebbe succedere qualcosa di maledettamente importante"
"io..."
"qualcosa di maledettamente segreto"
"io..."
"qualcosa di maledettamente pericoloso"
"lo so già, è il mio complea..."
"chiudiamocisubitodentrooraaaahhh!"


ore 23.04

Dopo aver stremato i coristi con una prova fiume e dopo essermi inc*zzata come una maestrina dell'ottocento con la bacchetta a causa del si bemolle di battuta 64 pronuncio la fatidica frase "uff, dai, mangiamo".

L'effetto seguente è sempre quello ormai noto come effetto beagle (16 piccoli bracchi con la lingua fuori che tirano il guinzaglio puntando un fagiano), solo che alcuni prima di correre in sagrestia e spanciarsi sulla torta mi hanno regalato babbucce di artigianato austriaco e vasetti di confettura biodinamica.


ore 23.05 

La quantità di cibo portata dai coristi non ha paragoni nella storia recente, dato che le torte erano 8, di cui una una sacher che trasudava qualsiasi cosa e un'altra un'immensa crostata da un chilo e mezzo.

Ogni beagle ha portato almeno una bottiglia di lambrusco, #coristaSirCornista che compiva gli anni il giorno dopo di me si è presentato con un cabaret di 67 cannellini alla crema, vari sacchetti di patatine aperti e seccati prima il capo della digos finisse la sigaretta, e corista FrauD, mio Dio, FrauD che ha portato UN TUPPERWARE COLMO DI PANCETTA COPPATA.

Un tupperware colmo di pancetta coppata, ripetete ad alta voce per favore.

Non so se è chiaro, un tupperware, ok?

Io vorrei che lo immaginaste, adesso, proprio un tupperware.

Un tupperware di medie dimensioni.

Un tupperware, colmo fino all'orlo di pancella coppata già tagliata che i coristi hanno mangiato con le mani fra un bigné al cioccolato e una fetta di sacher, imboccandosi a vicenda con questo raffinatissimo stile.

"questa pancetta è particolarmente buona"
"dove l'hai comprata?"
"maiale di famiglia"
"vuoi dire che avete un'azienda di macellazione?"
"no, maiale di famiglia. Lui. Era il maiale di famiglia."
"...ah."
"ah."
"era."
"era."
"era."
"ah."
"era."
"devo quindi considerarlo un onore, il fatto che tu l'abbia portato qui per noi?"
"sì, certame..."
"MANGIAMO!"


ore 23.06

#coristaVigileF non poteva toccare cibo senza prima averci deliziato con la solita scenetta in cui si prova le tonache dei chierichetti e il cappello del parroco, trovando irresistibile farsi fotografare da tutti e andando ad assomigliare così a topo gigio, e così fu.

Niente falli modellati con le sacre tovagliette, con quelle aveva già dato.

Detto questo, non mi rimane che invecchiare di un altro anno e aggiornare il profilo, come qualcuno mi ha cortesemente ricordato di fare, e consegnare le prove A, B e C in busta chiusa al tribunale di Milano, così poi Mika prepara il faldone e voi finalmente potrete vedere questo benedetto ex maiale.

lunedì 22 ottobre 2012

50 sfumature di fottuto nero (relativismo cromatico)

L'altra sera alle prove dell'Altro Coro, quello di paese.

#coristaMiriam: "Trantor, che pianista viene stasera? #pianistaPugliese aka Disordine o #pianistaCalabro aka Gnocco?"
"#calabro"
#coristaSandra: "uh quello strafigo di 21 anni?!"
"esatto"

Sciabordio confuso
Risatine complici con mano sulla bocca
Grande eccitazione generale

"io... cosa..."
"eh eh eh"
"ih ih ih"
"uh uh uh!"
"vi spiace ricomporvi per favore?"
"eh eh eh"
"oh oh oh"
"c'è qualcosa che mi sfugge"
"uh uh Trantor, devih ih ih leggere (eh eh eh) 50 sfumature di grigioouahahah!"
"veramente sto leggendo Chau..."
"NON L'HAI LETTO?!?!"

Silenzio
Facce sconvolte

"non guardatemi con quella faccia come se avessi detto che leggo Topolino mese"

Facce sconvolte

"...mentre gioco a Seven Wonders"

Facce sconvolte

"...bevendo succhini alla pera"

Facce sconvolte

"santo cielo, signora Magda, lei ha 76 anni!"

Estremo disappunto
Voci sgomente

"allora non puoi capire."
"infatti."
"c'entra con #pianistaCalabro."
"l'ho intuito. Cosa c'è di erotico in un ventunenne sempre in ritardo che non guida e che devo andare a prendere e riportare a casa in #altra città ogni volta che facciamo un concerto? Capisco il masochismo, ma non è poi tutta 'sta..."
"uh uh uh ih ih ih devi assolutamente leggerlooo!"
"piantatela"
"devi legg..."
"ho appena comprato questo."
"devi le..."
"...e adesso, guardate, basta."


Qui di 50 sfumature di grigio ci sono solo quelle dovute all'errata interpretazione del concetto "nero" all'interno della locuzione "abito nero da concerto".

(l'aver detto "uomini, sabato cravatta bordeaux" ha poi originato successivamente 8357 sfumature di rosso e [numero che esce dalla calcolatrice] sfumature di blu.)

(Ho le foto.)

venerdì 19 ottobre 2012

Del tagliare i rami, e lasciar crescere gli altri

Quando avevo 17 anni iniziai a studiare canto.

L'insegnante, #grandissima cantante specializzata nel barocco, venne scelta anche perché per anni aveva abitato sotto i miei genitori, nello stesso condominio, e loro la conoscevano bene.

Quando avevo 20 anni #grandissima cantante mi propose di fare un corso di musica antica sperso nelle langhe piemontesi, un posto assurdo, ma tanto assurdo che probabilmente non esiste più.

Insieme a me sarebbe venuta l'altra sua allieva Caterina, che allora non conoscevo.
Allora partimmo insieme, io e Caterina, sull'A21, per rimanere nelle langhe piemontesi due settimane.

La casa in cui ci ospitarono comprendeva altri due musicisti, giapponesi.

Yasutoki e Mamiko furono i primi orientali che conobbi veramente; ci divertimmo molto, loro cucinarono la carbonara più buona che abbia mai mangiato, Caterina cucinò il risotto ai peperoni più buono che abbia mai mangiato, io cucinai delle zucchine trifolate assolutamente ordinarie, io spaccai i maroni per avere quante più informazioni possibili sul loro alfabeto, loro ci raccontarono della leggenda di quel coniglio che fa continuamente delle robe con un'incudine sulla luna (Valeren urlerebbe ma che quarzo...!?), suonammo e cantammo insieme, infine ci salutammo con nostalgia.

L'anno dopo riandammo tutti al corso nelle sperdute langhe, e di nuovo carbonara, peperoni, zucchine, coniglio (ma cucinato), musica insieme.

Era il 2004, ma quando Yasutoki e Mamiko tornarono in Italia, anni dopo, li ospitai e feci in modo di organizzare per loro due concerti.
Loro mi regalarono delle trottole giapponesi, io una pagina di codice miniato.

Ci scrivemmo subito quando venne il terremoto là, quando venne lo tsunami là, quando venne il terremoto qui, quando venne il terremoto là, quando venne il terremoto là, quando venne il terremoto là, quando fu semplicemente capodanno.

Caterina intanto era divenuta parte del coro degli sparaventose (nel quale pure io cantavo prima di dirigerlo trasformarlo in una manica di debosciati), e nel quale conobbi l'Allora Moroso, che è stato parte della mia vita per quasi sei anni.
(adesso basta).

Caterina poi smise di cantare con noi perché andò ad abitare relativamente vicino - ma sufficientemente lontano -, ma due volte all'anno io e lei mangiamo ancora il suo risotto ai peperoni, preparato bruciandoli sulla fiamma viva del fornello e borbottando "nessuno conoscerà mai la ricetta di mia madreeeeehh!".

L'altro ieri Yasutoki e Mamiko sono tornati in Italia per un concerto nella città gota da cui provengo, e io e Caterina siamo andate a sentirli, nel giorno in cui metà dell'A22 venne chiusa al traffico ma ai benzinai veneti bisognava tirar fuori le parole di bocca con un attizzatoio di sinistra per farselo confermare.

Giornata gota, cena gota, casoncelli, rimpatriata, concerto e constatazione di come i rami buoni mantengano le persone uguali a ciò che ricordiamo nonostante gli anni, più o meno come i fiori di ciliegio.


Tutto questo per dire che 1) ho un aggancio per andare a Tokyo, 2) le zucchine trifolate mi vengono ancora così, 3) non ho mai saputo la ricetta del risotto ai peperoni, 4) quando i veneti fanno così mi vien voglia di prenderli a badilate, 5) quella dei fiori di ciliegio è stata inserita solo perché volevo nominarli almeno una volta se no non è Oriente, e Borges sostiene che l'Oriente è il giardino che ho perché il... lasciamo perdere, 6) e che se non sono molto brava a tagliare i rami secchi o quelli che mi fanno soffrire adoro però tenere vivi gli altri.

Ora vado a giocare a trottola (7).

E Borges ha sempre ragione.

lunedì 15 ottobre 2012

Scenes from an italian restaurant #3

Tentativo di festeggiamento #3

E' quel martedì, quello della cena del mio coro di sparaventose in cui #collegaV ha cantato nell'ultimo anno, dato che è mantovano ma lavorava con me nella mia città senza fiume, per salutarlo definitivamente prima che vada a Cambridge.

Sì lo so, mancano le Scenes from an italian restaurant #2, quelle in cui mi buttano via pezzi della Nikon e V dorme con me e cugina Lurker Lucy battibeccando fino alle 3 di notte sulle virtù del fumo, ma l'avrete.

E' come Star wars, viene prima l'episodio che mi pare.


ore 19.15, prima della cena facciamo una prova in chiesa ("l'ultima cantatina insieme!", implorò V).

Dopo 1 minuto e 7 secondi V viene rinvenuto in sagrestia mentre si prova il cappello del parroco fingendo di officiare un funerale.
In latino, chiaramente.

Dopo 4 minuti e 27 secondi #coristaVigileF viene bloccato mentre tenta di realizzare altri falli con i sacri tovaglioli presenti sull'altare, tentativo falloide prontamente stroncato più dalle risate che altro.


ore 20.43

io: "ok ragazzi basta cantare, ho fame; ci troviamo tutti al ristorante, fra 15 minuti"
"ok"
"ok"
"ok"
"V e Trantor, siete a piedi? Volete un passaggio?"
"dai grazie!, perché n..."
"no. E' l'ultima volta che io e lei facciamo la strada insieme."
"ok. Mi defilo. A dopo."
"io... :)"
"non dire niente e chiudi la chiesa."
"...fatto. Andiamo. Ma sta piovendo?"
"chissene."
"vieni qui, a braccetto."
"vieni qui. Sposta la borsa a sinistra"
"penseranno che..."
"#lei non mi vedrà, vive sopra il Po. E tu?"
"non me ne frega un *."
"bene."
"bene."
"allora andiamo."
"a braccetto"
"sì, così."
"sì, ho fame."
"parliamo ancora un po' del tactus a fine '500"
"no, parliamo delle scarpe che ti sei messo."


ore 21.03, a cena

Circa 45 secondi dopo aver ordinato viene riesumato il vecchio verboso e controverso dibattito sull'importanza delle dimensioni di [quinto emendamento] mentre si [quinto emendamento].

Il clima è da processo di biscardi, la foga delle argomentazioni da eresiarchi tardoantichi, la minuzia empirica degli esempi condotti a prova da teoria del controllo matematico, ma la mia opinione su [quinto emendamento] no che non ve la dico.


ore 22.10

"mmh, ma è sedano questo?"
"sì, sedano"
"ottimo, adoro il sedano"
"ahahah lo sai cosa aromatizza il sedano, vero?"
"no."
"..."
"..."
"..."
"..."
"ma scusa, non hai letto..."
"cosa?"
"non l'hai letto?!"
"ma cosa!"
"non l'hai letto, cazzo."
"ma wtf!?"
"mi stai dicendo che in tutto il blog leggi solo i post che riguardano te?"
"sì, perché?"
"ti odio."


ore 23.02, "voi due"

Siamo al dolce, si appropinqua #coristaDucale, che adoro.

"V, Trantor. Io devo chiedervi una cosa. Da mesi."
"vai", facendo l'occhiolino alla cameriera.
"spara", scattando foto con la Nikon.
"ma insomma. Voi due. Ecco, ridete sempre, vi capite al volo, avete studiato le stesse cose, siete liberi, indipendenti, siete giovani. Perché non..."
"no."
"l'avremmo già fatto"
"ve l'avremmo già detto"
"...ok. Capisco. E' solo che stareste proprio bene, ecco."
"...", addentando 2 pezzi di gnocco fritto 3 tigelle e un salame.
"...", cambiando obiettivo e scattandole 14 foto di cui la metà in bianco e nero.
"insomma, ma ci avete pensa..."
"ci ridiamo sopra più o meno una volta al giorno", affettando il culatello.
"ma perché tutti pensano che di queste cose gli amici non parlino?", inserendo il grandangolo e sbagliando l'ISO.
"..."
"...", masticando rumorosamente.
"...", [clic].
"...", aprendo il lambrusco.
"...", valutandomi le doppie punte con la ruga sulla fronte.
"devo avere altro lardo"
"devo tagliarmi i capelli"
"ma insomma! Io non vi capisco, santo cielo, sareste così cari..."
"ERA NO NEL SENSO DI NO"
"no, no. Ehi. Sorridi. Vuoi una foto? [clic.]"


ore 23.45, cavallette fino in fondo

Si fa strada l'idea di poter portare a casa il gnocco fritto avanzato ("ma ehi, portiamo a casa il gnocco fritto avanzato!").

Non azzardatevi, non mi avrete, io non dirò mai lo gnocco fritto, è chiaro?
Bene.

Comunque, qualcuno suggerisce di portare a casa il gnocco fritto avanzato.
Lo so che sembra assurdo che i miei coristi abbiano avanzato del cibo, ma quello era il terzo giro.

Viene chiamato il cameriere, al quale viene timidamente proposto di portare a casa 6 sacchetti di gnocco fritto, 375 tigelle fredde due sedani 5 bottiglie quasi estinte e tutti gli scatolini della nutella.

Sembra che improvvisamente a casa dei coristi sia pieno di cani.


ore 00.43

Usciti dal ristorante V mi accompagna alla macchina.
Ci salutiamo, ci abbracciamo, ma questa volta non è come le altre, perché lo sappiamo bene che è l'ultima.

Oddio, a Natale è di nuovo qui.

Ma se sei abituato a vederti quasi tutti i giorni per 8 ore al giorno più le prove e i concerti le cene e le uscite le telefonate e gli sfoghi e i ricordi poi ci si guarda come ci siamo guardati noi quella sera.

E niente, basta.

Ora è là e sta mangiando cigni.

mercoledì 10 ottobre 2012

This is England

"#collegaV, allora vai a Cambridge, eh? Bravissimo. Hai vinto il dottorato in un college prestigio..."
"il migliore."
"già. Ma è il college di Paul Dirac?"
"lo sai perfettamente."
"sì, lo so. Ma è quello più ricco in assoluto in termini di finanziamenti disponibili per ogni studente?"
"sì."
"quello in cui Elisabetta I entrò a cavallo commentando l'atrio?"
"sì."
"quello dello scopritore di Nettuno?"
"sì."
"quello di Wyatt, Butler e Wordsworth?"
"sì."
"quello di Douglas Adams?!"
"sì."
"ma quello con lo stemma d'Inghilterra blu oro e rosso?"
"sì."
"quello stemma per me è l'Inghilterra, e l'Inghilterra per me è questo"
"sì. Il mio college è tutto questo, cara"
"ammirazione totale"
"lo so."
"[occhi]"
"...e poi c'è la storia dei cigni."
"che storia dei cigni?"
"la storia dei cigni."
"la storia dei cigni?"
"la storia dei cigni."

Questa.

(eravamo a cena con V e il coro, quando la registrammo. Non sentite tante risate perché quando si ride troppo non si fa più rumore. Due coristi sono crollati dentro la ciotolina del lardo, un altro è stato trovato sotto il tavolo tre giorni dopo, che rideva ancora. Io da allora l'ascolto nei giorni di pioggia.)

"vorrei farti notare che la storia dei cigni è vera."
"io..."
"lo so lo so che palle sei sconvolta perché non è etico uccidere i cigni e blablablabla e poveri cigni e blablablabla e le tue robe ambientaliste del blablabl..."
"no. I cigni mi stanno sul cazzo. Ma trovo intollerabile che possiate mangiarli solo voi. E se mi dai di nuovo dell'ambientalista, per quanto in sostanza e fondamentalmente io lo sia, ti nascondo la bandiera francese nel trolley."
"ok."
"ok."

Bonus.

giovedì 4 ottobre 2012

Esta noche ripago el mio debito (aka Altro Disordine, Ma Questa Volta Non Adorabile)

Nella biblioteca dei pazzi di conservatorio, 4 mesi fa, ore 15.03

"Trantor"
"ciao, maestro bifono" [lui è questo qui]
"il 4 ottobre vieni a cantare nel mio coro in concerto 6 pezzi difficilissimi tra cui Verdi tra cui una messa difficilissima composta da me gratis difficilissima facendo prove gratis anche se lo so che non è il tuo genere odi Verdi hai mille impegni non hai più una vita privata non dormi non riposi non hai più tempo per te ma io ho assolutamente bisogno di una cazzo di mano?"
"no."


Nella biblioteca dei pazzi di conservatorio, 3 mesi fa, ore 16.30

"Trantor!"
"ciao, maestro bifono"
"ciao, bellissima."
"mmhssno, ma ti posso aiutare?"
"il 4 ottobre vieni a cantare nel mio coro in concerto 6 pezzi difficilissimi tra cui Verdi tra cui una messa difficilissima composta da me gratis difficilissima facendo prove gratis anche se lo so che non è il tuo genere odi Verdi hai mille impegni non hai più una vita privata non dormi non riposi non hai più tempo per te ma io ho assolutamente bisogno di una cazzo di mano?"
"no."


Nella biblioteca dei pazzi di conservatorio, 3 mesi e 27 giorni fa, ore 10.25

"Trantor, ueila!"
"ciao, maestro bifono"
"ciao, cara."
"...dimmi."
"ti posso offrire un caffè?"
"no, dimmi"
"una brioche?"
"no, dimmi"
"un pacchetto di rin..."
"no, dimmi"
"il 4 ottobre vieni a cantare nel mio coro in concerto 6 pezzi difficilissimi tra cui Verdi tra cui una messa difficilissima composta da me gratis difficilissima facendo prove gratis anche se lo so che non è il tuo genere odi Verdi hai mille impegni non hai più una vita privata non dormi non riposi non hai più tempo per te ma io ho assolutamente bisogno di una cazzo di mano?"
"no."
"ti ho mai detto che hai dei bellissimi cape..."
"non è necessario."


Nella biblioteca dei pazzi di conservatorio, 3 mesi e 15 giorni fa, ore 09.00

"salve salvino!"
"oh maestro bifono. Buongiorno, se hai bisogno di un libro dimmi veloceme..."
"sai, ti trovo proprio bene, stamattina"
"no."
"invece sì, sei così radio..."
"sono al telefono con un bookseller da Milano, per cui dimmi"
"il 4 ottobre vieni a cantare nel mio coro in concerto 6 pezzi difficilissimi tra cui Verdi tra cui una messa difficilissima composta da me gra..."
"hai detto gratis?"
"sì"
"no."


Nella biblioteca dei pazzi di conservatorio, 1 mese fa, ore 18.27

"..."
"bentrovato, maestro bifono"
"tu sai cosa ti voglio chiedere"
"se non è il facsimile del manoscritto Modena alfa.5.24 olim lat. 568 credo di poter intuire con un sufficiente margine di sicurezza"
"vieni?"
"non ho più una vita privata"
"lo so. Vieni?"
"no, ma posso darti il facsimile"
"no."
"peccato."


Nella biblioteca dei pazzi di conservatorio, 19 giorni fa, ore 19.13

"Trantor."
"ciao."
"fra 19 giorni è il 4 ottobre. Ho maledettamente bisogno."
"non riesco a venire a nessuna prova, ho altri due cori che questo mese provano due volte a settimana ciascuno, concerti, open day della biblioteca, i concerti della rassegna e non vedo i miei amici da un mese"
"ti prego."
"senza prove non canto"
"le sposto al venerdì, solo per te"
"le persone normali al venerdì vedono gli ami..."
"ti prego."
"stanotte ho dormito 3 ore e un quarto"
"ti scongiuro."
"leggerei a prima vista, non ho tempo di studiare le parti al di fuori delle prove"
"va benissimo"
"odio Verdi"
"dopo c'è il rinfresco"
"il concerto è in una chiesa degli anni '60, hai una vaga idea di cosa vuol di..."
"ti [vm14] prego!"
"..."
"..."
"hai scelto quest'ora per prendermi per sfinimento?"
"sì."
"...va bene."


Nella biblioteca dei pazzi di conservatorio, il giovedì della prova, ore 14.00

"Trantoooor tesoro!"
"ciao, maestro bifono"
"allora stasera! Vieni alla prova stasera, vero?"
"...veramente avevamo concordato venerdì, domani."
"ah. Oggi non è venerdì?"
"no."
"ah."


Nella biblioteca dei pazzi di conservatorio, il venerdì della prova, ore 10.01

"Trantor."
"ciao, maestro bifono"
"sono molto offeso."
"scusa?"
"ieri sera non sei venuta. Hai mancato di parola."
"spero che tu stia scherzando. Avevamo concordato venerdì, e oggi, è venerdì."
"ah."
"eh."
"scusa."
"ok."
"..."
"..."
"hai dormito?"
"no. Ma va bene così"
"lo so, sei radio..."
"smettila"

Esta noche ripago el mio debito, direbbe quel gatto.

Mi sdebito con bifono per aver ingaggiato uno dei miei due cori al famoso prestigioso concerto delle palline.

Anche quello era gratis, btw.

Ed è noche nel senso di sera, vorrei che questo fosse chiaro.

Insomma, vediamo se domani addì 5 ottobre duemiladodici dopo Verdi e soprattutto dopo la difficilissima messa composta da lui sono ancora viva.

E scusate se latito su tutti i blog e su tutte le caselle mail, ma è un periodo pienissimo.
besos.

giovedì 27 settembre 2012

Ancora!

"#collegaV"
"mm?"
"ancora"
"eh?"
"ancora."
"ancora cosa?"
"rifacciamolo"
"ma se l'abbiamo fatto per tutta la sera!"
"ancora."
"mi sembrava di averti soddisfatto"
"sì ma ancora"
"ma non sei stanca?"
"come potrei?"
"oh ma non sei mai sazia di 'sta cosa, tu"
"no."
"è tardi"
"l'ultima volta!"
"smettila, sei..."
"ti prego! Giuro che poi basta."
"mm."
"ancora"
"ma di nuovo da capo?!"
"lo sai che mi piace"
"uff."
"fallo e basta"
"e da dove comincio, stavolta?"
"boh, da dove ti pare, basta che..."
"msgfrhmf. uff. ok, dai. L'ultima volta poi però basta, eh?"
"ok!"
"l'ultima"
"ok!"
"poi andiamo a dormire"
"sì sì!"
"...ok. Uff. D'accordo. E sia. Pronta?"

Abbiamo registrato.
Se volete potete ascoltare.

domenica 23 settembre 2012

A-po-the-ker-Mes-se!

Ora, dovete sapere che ogni anno io e il mio coro di sparaventose veniamo contattati da una tizia che ci ingaggia per cantare alla messa in onore del patrono dei farmacisti.

I punti fermi di questa situazione sono ogni anno i seguenti:

- succedono cose assurde,
- cantiamo nella cappella interrata del seminario, più simile ad un rifugio nucleare russo,
- la tizia è una di quelle farmaciste che fanno obiezione di coscienza,
- la tizia intrattiene con me telefonate d'ingaggio e organizzazione che non durano mai meno di 22 minuti,
- i 22 minuti si compongono per il 97% di stucchevoli e zuccherosissimi "Dio vi benedica non so proprio cosa farei senza di voi siete sante persone!" (suoi) e per il 3% di "m-mm" (miei),
- cantiamo gratis.

Non chiedetemi perché tutti gli anni ci caschi lo facciamo.
Non chiedetemelo.

(comunque riflettevo sul vero motivo oggi pomeriggio, in campagna.
Sono troppo gentile, ovviamente, ma la spiegazione ultima di tutta questa cosa è che ci ricavo materiale per il blog. Sì, credo alla fine sia per questo.)

Ebbene, nel 2010 accaddero le seguenti cose, degne di nota.


2010, giorno della messa, ore 20.12

ore 20.12, arriviamo in seminario.

Solite battutine soffocate sull'etimologia della parola "seminario".
Alcuni coristi prendono piccole dosi di lexotan per sopportare l'architettura dello stabile.

L'ingresso del parcheggio interno è segnalato da un cancello di quelli automatici, aperto.
"ragazzi, parcheggiamo dentro?"
"mo sì, dai"
"sicuri che non ci chiudono dentro?"
"ma va là"
"ma secondo te!"
"ma vuoi che proprio stasera il cancello venga chiuso!"
"non accadrà mai"
"queste cose solo nei film"
"che idiozia, parcheggiamo e basta"
"...ok."

ore 20.13

Entriamo nel bunker sotterraneo.
La tizia è già lì, sta montando appoggiando da circa 20 minuti un'orrenda icona del patrono stampata da internet contornandola di lumini e facendosi continuamente il segno della croce.

La tizia mi vede e io sto già dicendo m-mm.

ore 22.10

La messa finisce, il vescovo invece di ringraziare critica la mia scelta di non aver usato l'organo e di aver cantato in latino.

ore 22.16

"siete stati così straordinariamente sublimi e fantastici!"
"m-mm. Grazie, è stato un piacere."
"che gioia, che onore, che gioia! Sarebbe un sogno proibito il riavervi ancora in futuro! Che gioia, che incantesimo, che magia!"
"m-mm. Beh, allora noi andre..."
"VI ADORO, troviamoci ancora, cantiamo insieme la santa liturgia della me..."
"sì ma mi chiamano di là"

ore 22.34

"ragazzi, andiamo tutti a bere qualcosa!"
"sì!"
"yeah!"
"esatto!"
"grande idea!"
"lasciamo qui le auto"
"figata"
"tutti in pub!"
"beviamo!"
[ad libitum]

ore 00.05, torniamo in seminario per prendere le auto

"ehi, ma il cancello... cosa... come..."
"oh cazzo."
"e adesso?"
"io ve l'avevo detto"
"cazzo!"

...eccetera. Il cancello è ovviamente chiuso, non c'è alcun cartello, il seminario è deserto.
Urlando mentalmente "[organo genitale maschile]" telefono, nell'ordine, a #tizia (spento), centralino della curia (a vuoto), ufficio di monsignor R. (a vuoto), ufficio beni culturali della diocesi (staccato), don F. (a caso, e comunque staccato), don G. (avevo sbagliato numero), organista T. (occupato).

Dopo circa 36 minuti di puro panico ci accorgiamo che bastava avvicinarsi al cancello per far scattare la fotocellula nascosta che lo apre.

ore 00.42

Bestemmiando e in mezzo ad una rotonda mi accorgo di aver dimenticato sull'organo parte della mia borsa contenente l'ipod e altre cose che sinceramente non ho nessuna intenzione di lasciare in quel ... di ... seminario.

Bestemmiando torno indietro, bestemmiando rientro in seminario, bestemmiando citofono e bestemmiando non c'è nessuno, bestemmiando giro intorno allo stabile sopportandone l'architettura finché sento della musica reggae altissima che esce da una delle stanze a pian terreno del seminario, bestemmiando batto contro le tapparelle semichiuse della stanza bestemmiando non risponde nessuno bestemmiando batto più forte e si affaccia un tizio di colore enorme che non parla affatto italiano, ma con ogni probabilità bestemmiando.

Non sono sicura della lingua che ho usato per dirgli di riaprirmi seminario e cappella bunker russo, comunque recupero la mia roba, lo ringrazio in francese antico e lui torna alla sua musica reggae.
Amen.


nowadays, 2012, due settimane prima alle prove, ore 22.53

Nuovo ingaggio da parte di #tizia, do la notizia ai coristi.

Alle ore 22.54 l'operazione è stata immediatamente ribattezzata Apotheker Messe!, ovviamente pronunciato come lo farebbe hitler (o Karajan) e immancabilmente seguito da rotolii di risate inconsulte.

io: "ragazzi, allora il 3 ottobre cantiamo a quella solita messa per i farm..."
"APOTHEKER MESSE!"
"Apotheker Messe?"
"Apotheker Messe, ja!"
"senti ma alla fine ci pagano in valium?"
"uh avrei giusto bisogno di tavor"
"ma certo, il cachet è costituito da ricette!"
"vacca, bello da dio!"
"figata"
"Heil!, Apotheker Messe!"
"lunga vita all'A-po-the-ker Me..."
"zitti, no, è gratis. Ogni anno, è gratis. Ogni anno la tizia mi chiama e io accetto. Gratis. Cazzo, gratis. E' finita, ho detto di sì di nuovo, gratis, per cui cerchiamo di non rimanere chiusi gratis in seminario anche quest'anno, d'accordo?"
"APOTHEKER MESSE"
"muahahahahah..."
"basta."


ore 22.56, tentativi evasivi

"ok, proviamo di nuovo 'sto pezzo e poi andiamo a le..."
#coristaDina: "Trantor senti, ma la predica dell'Apotheker Mes..."
"APOTHEKER MESSE!"
"mm sì, ecco, dell'Apotheker Me..."
"APOTHEKER MESSE!"
"insomma basta!, dicevo la predica del vescovo sarà di nuovo su quanto bisogna fare obiezione di coscienza anche sui preservativi eccetera?"
"sì."
"allora non vengo."
"non t'azzardare"
"ho diritto a fare obiezione anch'i..."
"obiezione sti cazzi, tu vieni a cantare e durante la predica annuisci come una scolaretta pensando a come quando qualcuno ti massaggia la cervicale oppure come quando [quinto emendamento], da brava come faccio io, chiaro?!"
"ok capo."
"ecco."


10 giorni prima della messa, ore 18.22, vivo fra gli Amish e non me ne sono accorta

"pronto maestra Trantor?"
"se coniughi ancora una volta maestro al femminile ti butto addosso una bibliografia sulla comune di Parigi sì?"
"sono #tizia. Mi serve il programma dei vostri pezzi da stampare per la messa"
"certo. Mi dia la sua mail e glielo invio immediatamente"
"non ho la mail."
"tutto attaccato e senza punto?"
"non ho la mail."
"... temo ci siano interferenze. Provo a spostarmi di là. Mi ripete cortesemente la parte prima della chiocciola?"
"non ho la mail."
"..."
"..."
"non. ha. la. m..."
"esatto."
"...ah."
"un fax?"
"sta scherzando?"
"ehm no, no. Allora le do quello della copisteria direttamente"
"m-mm, sarà meglio."
"Dio vi benedica!"
"senz'altro. Stia bene, a mercoledì."
"benedicamus Domino!"
"sì, sì. Grazie buona serata anche a lei, è stata gentile ad augurarmela"
"...et in terra pax hominibus!"
"m-mm."
clic.


9 giorni prima, ore 18.00, incontro per caso #bassoFausto e #coristaK., sua compagna

"cari, bello vedervi. K., tu sei incinta: #tizia andrà in brodo di giuggiole nel vedere questa nuova vita che sboccia" 
"anche se non siamo sposati?"
"..."
"..."
"...no. Vero. Già. Ecco, magari allora non ditelo."
"già."
"già."
"già. Ci sono troppe irregolarità per #tizia, in questo coro."
"già."
"già."
"a partire da me."
"già."
"già."
"però sarebbe bello da dio dirgliele tutte in una volta. Magari lo shock redime."

Ora, l'Apotheker Messe 2012 è prevista per mercoledì 3.

Mi aspetto di tutto.