sabato 27 luglio 2013

7.65 (Alla fiera dell'Est #2)

Un bel giorno nella biblioteca dei pazzi di conservatorio.
In turno con #collegaG.

Apriamo alle 9.45 e alle 9.45 entra Utonto Mike!.
Maschio, bianco, camiciola, polemico, 84 anni (sì guardiamo sempre l'anagrafica quando ci pare perché è una figata, ok?).

"buongiorno!"
"'giorno. Mi chiamo Utonto Mike!."
#collegaG: "ottimo; posso aiutarla? Desidera un libro in prestito? Un cd? Uno spartito?"
"sì. Volevo il controfagotto di Verdi."

Silenzio.
Rumore di Emilia sullo sfondo.

Silenzio.

Rumore di...
Silenzio.

"prego?"
"il controfagotto di Verdi!"

Silenzio.
Rumore di pale di ventilatori di Emilia sullo sfondo.

"senta, ma in che senso?"
"signorina, ho detto il con-tro-fa-go..."
"se vabbè."

42 minuti 25 pagine di google 4 telefonate 2 opera omnia 95 bestemmie in gergo bibliotecario e 7 chili di entropia dopo si scoprì che Utonto Mike! non cercava un cd, non cercava un libro, non cercava uno strumento a fiato a doppia ancia, non cercava Verdi non cercava il gatto e non si era perso.

Quello che - nell'ordine - si scoprì poi è che nell'Italia del 1955 Mike Buongiorno durante una puntata di Lascia o raddoppia chiese al signor professore di matematica Lando Dègoli di Carpi, Modena quale fosse l'unica opera scritta da Giuseppe Verdi in cui è previsto il controfagotto in orchestra al che il signor Lando Dègoli di Carpi, Modena preparatissimo sull'opera lirica italiana il quale aveva nel frattempo accumulato una cifra fottutamente considerevole dopo un gustoso siparietto al di fuori della cabina entrò in cabina e disse "Falstaff" risposta che invece era sbagliata per cui perse tutto perché l'opera purtroppo era Don Carlos ma allora qualcuno controllò se era vero il che fece poi venir fuori che anche in alcuni rifacimenti di Macbeth c'era il controfagotto dunque il signor Lando Dègoli di Carpi, Modena fece ricorso anche se Falstaff non aveva alcun cazzo di controfagotto scusa #amico fagottista Giulio! e il signor Lando Dègoli di Carpi, Modena venne quindi riammesso ma poiché decise di prendersi i soldi e bona lì, lasciò! allora si intascò la cifra fottutamente considerevole la quale a seguito del suo suicidio avvenuto nel 1991 per mezzo di una pistola calibro 7,65 che non so nemmeno cosa cazzo vuol dire comunque a seguito del suo suicidio per mezzo di una pistola calibro 7,65 nel '91 a causa della morte prematura dell'amata moglie insomma 'sta cifra venne lasciata dal signor Lando Dègoli di Carpi, Modena per testamento a favore dell'amministrazione comunale di Carpi, Modena indi per cui utilizzata per il restauro dell'ala nord del maestoso palazzo dei Pio DOVE COLLEGA#G HA LAVORATO.

controfagotti della vita.


[courtesy of #collegaG.]

[Sì sono tornata dalla Grecia e ho trovato la vasca piena di gremlins, ma cazzo, ve l'avevo detto!]

mercoledì 17 luglio 2013

Does it mean anything?

[Vi ricordate la sigla-jingle di Does it mean anything? suonata da Shaffer e band nel Late show di David Letterman? Ecco cazzo non riesco a trovarla per cui se ve la ricordate vai, questo è il momento: Does it mean anythiiiing?]


Situazione #1

Un mese fa, ore 20.20, in una delle piazze di #città senza fiume.
Sono sola prima delle prove del coro, compro un tramezzino e lo mangio buona buona su di una panchina, con l'ipod nelle orecchie e il duomo negli occhi.

Mentre mi siedo sulla panchina noto due tizi sulla panchina a fianco: lui che attiva compulsivamente l'orologio che recita le ore ad alta voce tipo zono le ore. quattro! e. cinquaantad-ue-e. minuti, lei bionda, giovane, vestita malissimo (zeppe, jeans con l'acqua in casa, maglia di hello kitty o similare e truccata come Moira Orfei).

Si voltano, lui smette per un attimo di attivare l'orologio, lei mi fa vistosamente l'occhiolino.

Continuo ad ascoltare l'ipod e faccio finta di niente, entro nel mio mondo fatto di duomo-Rundgren-salsa ai funghi e mi guardo bene dall'osservarli.

Alle 20.47 ho finito e loro si alzano.

Lui mi guarda e sorride, lei mi guarda e sorride, lei fa l'occhiolino e poi "ehi guarda che carina, [occhiolino], dai chiediamole il numero, eh eh eh [occhiolino, dà di gomito al tizio]", altro occhiolino divertito, io li guardo come se stessero crudelmente strappando il basilico di mia madre e compongo mentalmente il numero del regista di Hellzapoppin' insieme a quello della guardia costiera finché non si allontanano, lui sempre sorridendo ebete e lei ammiccando verso di me.

Niente, basta.

Sigla (Does it mean anythiiiing?).


Situazione #2

Sul treno, un mese fa, sto tornando da Venezia.
Sono una persona normale, vestita normale e noiosa, una borsa per computer e una valigia, scarpe basse, una faccia che tutti hanno sempre definito da brava ragazza tranne una volta uno che... vabbè.

Sto per arrivare, mi sposto vicino alle porte con il trolley e due occhiaie (ho fatto quasi sempre le 5 a parlare con uno spagnolo dagli occhi a mandorla, tipo), e aspetto.

Un tipo magro vestito ordinario, faccia ordinaria, sguardo grigio che è lì in piedi con me mi guarda senza dire nulla, io lo ignoro e invece penso all'Emilia-Romagna lì fuori.

137 secondi così. Il treno decelera.

Di colpo lui, serissimo: "lei sta facendo qualcosa di losco"

Lo guardo come se mi avessero appena detto che la terra ha cambiato verso di rotazione a seguito di un rutto di calderoli.

"come, prego?"
"ho detto che lei sta facendo qualcosa di losco. Sì."

Lui è incolore, serissimo. No non era una cazzo di spiritosata, era serissimo e io stavo tornando da un corso di alta musicologia specialistica, non da un rave party.

Non trovo alcuna parola diversa da "ma che cazzo" ma non gli dico neanche quello, il treno si ferma, apro la porta e scendo solo io con una cordiale fretta e uno strano sentore di freddo alla bocca dello stomaco.

E quindi niente, basta.

Sigla (Does it mean anythiiiing?).

Ora aiutatemi.
Aiutatemi a capire. Chi avrà ideato la spiegazione più assurda (id est quella che sicuramente era alla base di queste cazzo di boh, cose) vince qualcosa, ma non so ancora cosa.
Grazie.


[PS in questo esatto istante - e in questo - e in quest'altro - mentre leggete sono su un'isola greca a caso scelta a caso buttando il dito sulla cartina con una benda sugli occhi con #cugina Lurker Lucy, sempre se dopo aver scritto e programmato questo post ryanair non mi ha fatta fuori. Il latte è nel frigo. Date da bere ai fiori, soprattutto al basilico. Niente croccantini al mogwai dopo mezzanotte. Se invitate gente cambiate la tovaglia e ogni tanto girate i vasetti di pesto in frigo, perdio. Torno il 23. Baci bizantini (sempre uguali, ma d'oro).]

Bonus #1, #2, soprattutto #3.

sabato 13 luglio 2013

Le mani nei capelli, Linux nello smalto

Nella biblioteca dei pazzi di conservatorio.

Con l'estate in biblioteca tutto si screma, come con il setaccio della crusca.

Gli utonti normali stanno a casa a bere tamarindo, gli altri escono a frotte come lumacotti arancioni e vengono tutti giulivi qui da noi, boh.


#1 Utonta ALTGR

Donna, bianca, 21 anni esatti (ho guardato l'anagrafica), musicista, doppio mento, studentessa in #grandeConservatorio e contemporaneamente studentessa in erasmus alla Sorbona, sveglia, simpatica, sorriso cordiale.

"ciao, posso aiutarti?"
"ciao! Sì vorrei connettermi a internet dalla postazione pubblica"
"certo, accomodati."
"grazie!"
"prego, grazie a te!"
":-)"

3 minuti e 15 secondi.

"ehm, scusa."
"dimmi."
"c'è un problema."
"dimmi."
"devo inviare questa mail, ma sulla tastiera non c'è la chiocciola."

Silenzio.
Pale di ventilatore sullo sfondo.
Raccolgo le forze.

"devi premere alt gr e poi questo tasto, vedi? Vedi che lì la chiocciola c'è?"
"aaah ma pensa! Grazie! Che gentile! Non lo sapevo!"
"ma figurati :)"
"grazie ancora! E' incredibile!"
"...ok. Mi stai dicendo che studi in #grandeConservatorio, hai una borsa di studio erasmus a Parigi fai la musicista e con tutti i cazzo di curricula che avrai dovuto mandare a destra e a manca e tesi al relatore e richieste borsa di studio all'estero e facebook e tastiere qwerty di ogni tipo a Parigi a Venezia a casa tua a Casablanca e ti ho visto nella borsa un netbook e sti infiniti cazzi e tu stessa comunque hai una. cazzo. di casella. gmail! non avevi mai imparato a fare la chiocchiola? A casa hai un Mac?"
"sì."
"ecco."

Sorvolo sul fatto che anche io al momento ho un Mac ma so come si fa la chiocciola.
Difficile avere scambi col mondo altrimenti, vien da dire, ma voi tutti siete consci ormai che a sapere certe cose siamo rimasti in 15.

Ma ora vi prego, raccogliete le forze voi.


#2 Utonta Nommelodammelo (colei di cui sopra al punto 4)

Donna, 25 anni, gnocca, parlantina sciolta (come avere in biblioteca su un divanetto Woody Allen sbronzo, solo senza battute), tremendi e ripetuti sforzi per sembrare intelligente.

ore 14.03

"ma Trantoooor, tesoro, sai che voglio imparare a suonare strumenti antichiiii??"
"ah, bene, dai. Ma non studiavi canto Quale?"
"non lo sooo! Ma secondo te è più facile l'arpa o il violinoooo??"
"..."
"..."
"non funziona così, ho smesso di fare queste domande all'asilo e se andassimo a controllare probabilmente si scoprirebbe che non le ho nemmeno mai fatte e comunque non sopporto quel fottuto doppio punto interrogativo quando parli, darling sai, ogni strumento è difficile."
"ahahah!"
"ahahah un cazzo."
"ah ok beh niente allora ciao."
"ciao."


ore  16.00

"ciao tesore"
collegaT.: "ciao, Nommelodammelo."
"mi metto qui al picì per aprire questo fail uord!"
"ok."
"ok."
"..."
"..."
"..."
"..."
"non si apreeeee"
"ma sei sicura?"
"ma che estesione ha? Forse è un .docx che openo..."
"ERRETIEFFE"
"...ah. Strano, dovrebbe essere universa..."
"non si apreeeee!"

Silenzio.
CollegaT si alza.
CollegaT guarda il fail.
Doppio clic.
Il fail si apre.
Silenzio.
Facepalm.


ore 16.42

"ragazzeeee sono di nuovo quaaa"
collegaT: "ciao"
"ciao."
"hai bisogno?"
"nonnò. Mi metto qui al picì pubblico per aprire un fail dalla chiavetta, ihihihi!"
"ihihihi un cazzo"
"ok"
"ochei."
"..."
"..."
"..."
"..."
"ma dov'è?"
"dov'è cosa"
"la chiave."
"ma l'hai inserita?"
"sì."
"beh, allora ci dev'e..."
"che è 'sta roba??"
"Linux. Vedi, apro qui. Ecco l'elenco risorse del compu..."
"NON C'E'"
"invece c'è. E' lì."
"ma non c'èèè"
"santo cielo, 'Toshiba 2 gigabyte periferica USB' sembra lei"
"ah ochei"
"ecco"
"ihihihi!"
"no, proprio un cazzo."

[Facepalm.]


ore 18.27

"careee rieccomi!"
collegaT: "oh, ciao"
"ciao."
"hai bisogno?"
"nonnò. Mi metto qui al picì per aprire un altro fail dalla chiavetta che mi serve per BLABLABLABLA graduatoria di BLABLABLABLA e allora lui mi BLABLABLA ma sembro pedofila secondo voi?, no perché BLABLABLABLA lenzuola di mia madre BLA, ihihihi!"
"piantala immediatamente ah ma dai, interessante"
"m-m"
"BLABLABLABLA"
"m-m"
"ammazzami sono sconvolta"
"BLABLABLABLA"
"m-m"
"[facepalm.]"
"BLA. Uh si è fatto tardi, adesso lavoro"
"ah dai, bene. Buon lavoro."
"ocche... Ehi ma non la vede!"
"chi. cosa."
"Linus! La chiavetta!"
"senti, devi aprirla come ho f*ottutamente fatto io pri..."
"non la vedeeeeee"

Silenzio.
CollegaT si alza.
CollegaT guarda le risorse del computer.
CollegaT guarda Nommelodammelo.

"in effetti non c'è."
"ma se la vedeva un'ora fa"
"ma cosa diavolo..."
"che cazzo..."
"AAAH! Forse è perché l'ho lasciata nella mia trousse e si è aperto tutto lo smalto e un sacco di smalto è finito dentro la chiavetta? Può essere? Può essere che sia quello??"
"fai tu."
"[facepalm.]" 

 
Poi ho smesso di segnarle.

domenica 7 luglio 2013

I Q-CLAC-NoLC (Quelli che 4)

Quelli che l'arte contemporanea non la capiscono (Q-CLAC-NoLC)

Quello che dolcemente accomuna Quelli che l'arte contemporanea non la capiscono (Q-CLAC-NoLC) è che non sono mai stati ad una mostra di arte contemporanea.

La categoria poteva infatti anche soprannominarsi Quelli che non sono mai stati ad una mostra di arte contemporanea e danno per scontato che loro non la capiscono ma non in senso egocentrico-umile-farsi-da-parte, no, in senso proprio che boh, l'arte contemporanea non si capisce, basta.

La fatidica frase Aaaah io l'arte contemporanea non la capisco (corredata dal classico tirare su il mento come a dire aaah boh, sticazzi me ne lavo le mani, più frequente nelle femmine, oppure dal tono di voce di solito impiegato in circonlocuzioni retoriche come probabilmente sarò solo io al mondo che mi sbaglio, sbaglierò certamente io neh, ah ma sarò sicuramente io ad essere ignorante PERO' blablablablabla, eccetera) la fatidica frase dunque scatta non appena nella conversazione, mentre si sta parlando fitto fitto tutti presi di cataratta e gamberetti sgusciati, viene articolato il gruppo di fonemi "alv..."

commensale 1: "alv..."
Q-CLAC-NoLC: "eh? Cosa? Come? Eh? Aaaah, io l'arte contemporanea non la capisco."
commensale 1: "..."
commensale 2: "..."
commensale 3: "..."
commensale 4, con la forchetta a mezz'aria: "..."
commensale 5: "ma cosa..."
commensale 6: "che..."
"veramente stavo dicendo alv..."
"ah! L'arte contemporanea! Ma chi la capisce, boh. Ah ma sbaglierò io, sbaglierò io. Però secondo me è fuff..."
"veramente stavo dicendo alveolo polmonare"
"..."
"non Alvar Aalto" [*]
"alveolo polmonare"
"alveolo polmonare."
"alveolo polmonare?"
"alveolo polmonare."
"non Alvar Aalto?"
"non Alvar Aalto. Ma se vuoi ne possiamo sempre parla..."
"uff, no."
"..."

Oppure, ed è il caso più pernicioso,

commensale 1: "sapete, credo di poter tranquillamente affermare che la migliore scelta in tal senso possa essere costituita da Pica..."
Q-CLAC-NoLC: "Picasso, buahahahah!, Picasso, mioddio. Picasso, ma uahauahahaha!"

Silenzio.

Il Q-CLAC-NoLC viene guardato interrogativamente in assoluta immobilità per circa 8 neri secondi da 10 commensali, un cameriere il maître il cuoco il raccoglitore di tartufi e tre tassisti lì fuori.

"no, er, ahahah!, no, ecco, nel senso. Picasso, ma boh."
"..."
"potevo farli anch'io, eh. nghf. Cioè, tutti quegli scarabocchi."
"..."
raccoglitore di tartufi: "...!"
"aaaah boh, io l'arte contemporanea non la capisco."
"guarda che stavo parlando di Picasa web album e dei fottuti prodotti google"
"...ah."
"comunque Picasso non è contemporaneo"
"lascialo perdere, Trantor"
"Picasso non è contemporaneo."
"sì, ma lascia stare."
"lui non sa cosa vuol dire contemporaneo!"
"ok, basta"
"Pica..."
"basta"
"ok."

mercoledì 3 luglio 2013

Maccartismo

"mamma, ci vediamo domani notte. Vado a Verona a sentire Paul McCartney"

Le brillano gli occhi, effettivamente.
Lei che mi aveva passato tutti gli album dei Beatles su n cassette con n tendente a infinito delle quali avevo subito consumato quella con su Octopus's garden.

"vai con i tuoi amici?"
"sì, Pipes, Sofy, Chiara, iWally"
"state attenti"
"certo."
"e salutami Paul!"
"sì, mamma, da lontano"
"certo. Però salutamelo."
"beh, farò come se."
"tu salutamelo."
"... mamma."
"eh beh!"
"..."
"…"
"…"
"…"
"io..."
"ah beh, ovviamente salutami anche i tuoi amici."
"certo, è chiaro."
"è chiaro."
"sì."
"comunque salutami Paul."


Insomma, nel giorno in cui #collegaV (vi ricordate di lui? Chi è - cosa fa - mi manca) era a Verona tutto il pomeriggio a fotografare neumi dell'ottavo secolo nel tentativo (già avvenuto) di riscrivere la storia della musica occidentale andando via con il treno alle 18, io alle 18 arrivavo a Verona in auto sotto la pioggia con un vestito troppo lungo, nessun impermeabile e nessuna maglietta dei Beatles per ascoltare un polistrumentista inglese magrissimo e ancora dopotutto molto scopabile.

Mentre mia madre mi scrive nuovamente affinché io tenga bene a mente la raccomandazione principale della giornata ("baci a Paul") scrivo a quel pistola di #collegaV.

(sms, non whatsapp. V ha ancora un nokia del 2002 in bianco e nero con il muso scrostato e lo cambierà solo perché ha visto che con WA può chattare con le tipe fino a tarda notte, voglio che si sappia).

"#V, ma eri a Verona?"
"sì. Dovevo fotografare dei neumi beneventani in un processionale manoscritto dell'Alto Medioevo di attribuzione geografica incerta ma io credo verosimilmente nonantolana per confrontare la forma del pes subbipuntis vergato dal secondo dei cinque copisti identificati e quella del podatus di ascendenza franca visibile nel manoscritto Modena alfa quattro venticinque, e vedere una tipa."
"io sono in fila per PMcC"
"piove."
"già."
"non serve che dica che nella MIA Mantova c'è il sole, OVVIAMENTE."
"fottiti"
"ahahaha."
"Here comes the sun"
"ah dai, bene. Sono contento! :)"
"... ma no. Cazzo, no. Here comes the sun cazzo, non è che c'è il sole, è una canzone"

Nessuna risposta

"una canzone dei Beatles cazzo!"

Nessuna risposta.

Supero la cosa e mangiamo una pizza sotto la pioggia in fila in piedi tagliandola direttamente sul cartone sostenuto dall'amico iWally con delle posate di carta, poi entriamo in arena e, dopo che il nostro cancello di ingresso è stato chiuso esattamente nel momento in cui ci siamo arrivati davanti costringendoci ad aggiungerci ad un'altra fila per un altro cancello con della gente completamente fuori, ci sediamo.

La verità è che siamo circondati da fauna poco raccomandabile.

1) un rompicazzo fanatico di anni 50, bianco, veneto, con al seguito moglie e una macchina fotografica del menga che ammorba tutti con battute idiote per far sapere che ah, lui sì che se ne intende, so perfino di che anno è Abbey road, me cojoni!
2) un ottantenne in impermeabile marrone (l'impermeabile è degli anni '60) completamente immobile e con lo spirito di una lucertola imbottita di barbiturici esposta al sole invernale
3) una tizia che si è lamentata per tutto il concerto perché si è seduta sull'unico gradino dell'arena con buco e relativa pozzanghera
4) un bambino di 5 anni che conosce a memoria la discografia di Paul McCartney e che quasi subito si mette a discutere con iWally sull'usus scribendi degli Wings nei primi anni '80
5) sempre la solita tizia della pozzanghera che si è scocciata tantissimo quando Paul McCartney ha chiesto al pubblico di cantare Ob-La-Di Ob-La-Da al suo posto ("ma figurati se canto, seeh!").

Ma sopravviviamo anche a questo, anche perché il fatto che PMcC abbia cantato proprio quella sera per la prima volta live in Italia Lovely Rita ossia una delle mie canzoni preferite di quando ero piccola beh, lo considero un grande regalo.

Mi commuovo 5 o 6 volte, non ricordo. 

Saluto Paul da lontano, sotto l'effetto di una sindrome di Stendhal paragonabile solo a quella che mi obbligò a stare 45 minuti davanti ai cavalli di bronzo bizantini conservati nel Museo di S. Marco, prima che mi portassero via sotto minaccia.

Alle 00.23 il motivo degli inspiegabili 200 posti liberi delle ore 18 nel parcheggio interrato vicinissimo all'Arena diviene chiaro, visto che ne usciamo solo alle 01.23 abbruttiti, polemici e litigandoci un pacchetto di chipster.

Un'altra ora viene spesa in coda in circonvallazione o cosa diavolo era, quelle cazzo di luci rosse e gialle, boh.

La vita è bella, comunque; l'ho sempre detto che amici e musica la salvano, anche se iWally è ancora offesissimo perché non sono andata con lui a sentire Springsteen.

Ma insomma, si fa quel che si può.