lunedì 7 marzo 2011

Una pe' ggiggi... Una pe' mme... Una pe' ddopo...

Cronistoria fedele della vacanza Sardegna 2009 di Pipes, Sabo e Trantor.

Sì, sembra che negli ultimi 16 mesi sia morta, ma in realtà sono solo cambiate un po' di cose e mi ritrovo ora con dell'arretrato.

Giorno 0
I nostri partono alla volta di Cala Gonone, già ribattezzatta Gala Gonone, zi badrone! per via del fatto che non siamo del tutto normali e di un fax di cui non sto a dirvi, e incontrano i primi segni di squilibrio da vacanza in un autogrill del pontremolese. Due avventori si prendono a male parole a causa di un panino (o di una rustichella, non è chiaro), e dimostrano quindi di essere in procinto di salpare anch'essi sulla Moby per Golfo Aranci, dato che episodi simili contraddistinguono come noto i vacanzieri nordisti diretti in Sardegna.

La meta dei nostri è un villaggio turistico. Inutile sottolineare che i nostri in condizioni normali odiano i villaggi turistici. Ma i punti CONAD possono talvolta cambiare la prospettiva delle cose.

Notte 1
Salendo sulla nave la situazione ravvisa quelle in cui profughi disperati cercano di salpare alla volta di Lampedusa, dato che a quanto pare 450 stupidi lemmings stanno cercando tutti di occupare per primi i posti migliori delle sale passeggeri. Alcuni mio Dio occupano le aree gioco dei bambini, altri si stipano in 4 fra la sagoma di Bugs Bunny e Duffy Duck.

I nostri hanno invece prenotato le poltrone.
Pessima idea, dato che un neonato inqualificabile piangerà t u t t a la notte in un orecchio di Trantor e in fondo non è vero che le poltrone siano comode.

Una sciura milanese è arrabbiatissima per qualche motivo e ammorba una hostess con la tiritera "insomma, io, voglio, parlare, con, il, capitano, signorina, ha capito!?", il che diventa immediatamente il leitmotiv della vacanza.

Giorno 1
Allucinati, i nostri raggiungono Golfo Aranci, poi S. Teodoro per la prima tappa. Nel corso della giornata il leitmotiv mi-faccia-parlare-con-il-capitano si è modificato e distorto a tal punto che i nostri parlano per circa il 93% del tempo utilizzando il seguente canovaccio:

Io, Antonio lo Cicero, in data 23 ggiugno millenovescentoquarantatrè, vogghio ed esiggo subbito di pallare con la capatanaria de potto di BBrindisi, eccetera eccetera.
Sì, tutto ciò è un po' autoreferenziale ma dovete avere pazienza.
Ci addormentiamo nel bel mezzo dell'immaginario dialogo fra Antonio lo Cicero e la capatanaria di potto di Gala Gonone, e al mattino dopo ci svegliamo ancora ridendo.
No, non avevamo bevuto.

Giorno 2
Raggiungiamo la fatidica Cala Gonone.
Il villaggio è un 4stelle, i facchini vogliono a tutti i costi portare noi e le valigie su quei trabiccoli da campo da golf (la diastanza tra la hall e la camera è pari a 17 metri ma pazienza, è stato bello), le casette somigliano ad un grande villaggio di puffi.
La clientela è composta eslcusivamente da romani di provincia. Non vuol dire niente, anzi se mai è più corretto dire "gente che ama andare in villaggio e che incidentalmente ha anche l'accento romano come nelle imitazioni di Carlo Verdone".

Sera 2
I nostri escono da villaggio e ci tornano per la cena. Ora, la cena è costituita da un immenso buffet. Ci sono tavoli e tavoli ricoperti di tonnellate di cibo di ogni tipo, e non ci sono camerieri: l'unico modo è andarsi a prendere direttamente il cibo.
Benissimo, direte voi. Benissimo, dicemmo noi.
Se però il resto della clientela è composta da circa 200 romani grassi e famelici terrorizzati per principio dall'idea di farsi rubare l'ultimo cosciotto d'agnello del cabaret, non è poi così rilassante.

Inoltre, se chiunque di voi avesse visto la quantità di cibo poi rimasta sui tavoli, nella maggior parte dei casi nemmeno addentata, avrebbe avuto l'esatta Weltanschaung pessimistica che ebbero i nostri nei riguardi della società occidentale.

Giorno 3, colazione
Sabo è in fila al buffet delle brioches. Davanti a lui c'è solo una grossa grassa matrona romana che si sta servendo dalla montagna di brioches. Sabo ha molta fame.

Matrona: "Buongiorno, prendo una briosc e ti lascio subbito il posto, nun te preoccupa'"
Sabo: "Grazie signora, molto gentile, faccia pure con comodo, dopotutto non credo che le brioches finiscano!"
"Già, già... bene, vediamo, una briosc pe' mme... Una pe' ggioggio... Una pe' llorenzo... Una pe' cammela... Una pe' robberto... Una pe' mme... Una pe' ggiacomo... Una pe' paolino... Una pe' ddopo..."
"eh signora, ho capito, e una per me rimane??"
"umpf"

Sera 3
All'ingresso del buffet per la cena un molesto gruppo di animatori cerca a tutti i costi di convincerci a partecipare allo "show del villaggio", una specie di oscena mascherata per lemmings idioti derivata direttamente dal mondo di maria de filippi. Battutine ironiche, prese in giro e velate offese sull'essere "vecchi noiosi" da parte degli animatori, dato che i nostri li deludono.

Giorno 4
La camera dei nostri è situata vicino alle cucine. Al risveglio è bello sapere che stanno cucinando le brioches, E il pesce spada, E il fritto misto. Davvero bello.

Giorno 5
L'abitudine da parte di Sabo di imitare la macchinetta del caffè del villaggio rasenta ormai l'ossessione perfezionistica.
I nostri apprendono l'abitudine di prepararsi il pranzo al sacco attingendo dal buffet.
La cameriera che rassetta le camere apprende l'abitudine di rimettere nel frigobar le cotolette in cartoccio che i nostri avevano buttato nel cestino.
Non sto scherzando.

Giorno 6
Il caldo è tale che le forze vengono meno. I nostri, animati da spirito accademico-scientifico, trascorrono la giornata in villaggio, ammirando le masse di bimbetti grassi lasciati dai genitori in balia di patatine, playstation portatile, patatine, manine appiccicose e soprattutto patatine e animatori lobotomizzati.

In piscina, schiere e schiere di cinquantenni grassocce e truccate, fermamente convinte di guadagnare 3 anni di meno nell'età percepita, sgambettano a caso fierissime di partecipare all'acqua-gym delle 17, e lanciano occhiate assassine all'animatore relativo - un discreto figo, effettivamente, che tuttavia pare inspiegabilmente più interessato alle adolescenti a bordo vasca.

Un orrendo bambino grasso si butta di corsa urlando sulla sdraio di fianco ai nostri. Dato che è indeciso se trangugiare ancora patatine o continuare a giocare al videogioco o spricciare acqua su chiunque credendo di essere originale, si rovescia le patatine addosso (rimangono attaccate al petto sudaticcio, ndr) e si dimena istericamente fino a che un romanaccio, forse il padre, non viene a sgridarlo.
A quel punto usciamo dal villaggio.

Giorno 7
Progettiamo di andare in gommone a visitare le calette della costa.
Dato che quella che vende i biglietti è una gnocca incredibile vestita di bianco che lancia sguardi da diva del porno a qualunque vertebrato maschio, istantaneamente perdiamo Sabo, poco dopo anche Pipes.
Trantor è l'unica che riesce a portare avanti la difficile operazione di capire in che cala andare E comprare i biglietti E pagare senza farsi scendere imbarazzanti rivoletti di bava dalla bocca.

Mentre aspettiamo il gommone, Sabo è sottoposto alla prova più dura di tutte. Resistere sulla panchina di fianco ad un enorme casalese tatuato che parla in campano stretto ad una velocità ed un volume del tutto ingestibili con un altro enorme casalese tatuato.
Dopo 13 minuti Sabo va a sedersi da solo sul molo.
Sabo odia i dialetti campani.

Giorno 8
La guida che ci porta alla scoperta delle grotte del bue marino, una giovane e dolce signorina in stile vittoriano, ci tratta tutti come spettatori della melevisione, cercando di dare un aspetto fiabesco alla saga del bue marino ("...e così i cacciatori cattivi cattivi respinsero le foche sempre più a fondo nelle grooootte, e così loro, povere!,  vivevano sempre al buuuio...").
Era tutto così carino. Sabo e Pipes si fanno odiare dall'uditorio mettendola in difficoltà con domande squisitamente scientifiche. Simpatia.

Giorno 9
In camera, un'allieva di Sabo, ventenne, e che ovviamente a Sabo piace, gli telefona.
Sabo fa lo splendido e si convince di aver fatto una bella figura.
Peccato che lasci per errore la comunicazione aperta, e l'allieva ventenne ascolti le circa 15 battute sporche mie e di Pipes, e 2 imbarazzanti imitazioni di Sabo di qualcosa di terribilmente equivoco.
Sabo riprende con orrore in mano il telefono, per sentire il clic della fine conversazione.
L'allieva ventenne non lo richiamerà mai più.

Giorno 10
Ce ne andiamo. Non entreremo mai più in un villaggio, ma in compenso abbiamo conosciuto da vicino le caricature di Carlo Verdone.