sabato 30 giugno 2012

The Mika Ela files. #1

L'altra giorno Mika Ela, il bel fenicottero coi tacchi (cit.) che tiene un blog delizioso, in cui ella scrive come è, mi è venuta a trovare nella torrida Città Senza Fiume.

L'abbiamo portata in giro io e #collegaV.

Qui la sua versione, puntate 1, 2, 3.

La lancetta dell'assurdo dei dialoghi bisticci insopportabili fra me e V ha toccato la velocità smodata, dato che in presenza di terze parti siamo soliti dare del nostro meglio.

Innanzitutto mostro a Mika Ela la ruspante Città Senza Fiume, mangiamo cannoncini e beviamo caffé, la salvo da un abbordaggio da parte di un vecchio bavoso in stazione e le mostro la biblioteca dei pazzi di conservatorio.

Poi andiamo a cena, e in mezzo a grasse risate facciamo assaggiare a Mika Ela il Parmigiano, lo gnocco fritto, le crescentine.
Drammatica assenza della torta Barozzi, ma sarà per la prossima volta.

Ecco un paio di saggi della velocità smodata raggiunta.


#1 - ore 19.53

"Trantor. Tuo padre sarebbe un suocero perfetto per me"
"eh?"
"potremmo parlare di etnomusicologia, tradizioni popolari, canti emiliani"
"..."
"..."
"anche lui è goto, come me"
"..."
"..."
"è di sinistra, come me, tuo zio si occupa di Resistenza e io ho la tessera ANPI"
"..."
"..."
"parleremmo un sacco di musica e io suonerei tutte le ocarine che hai in casa, e..."
"sì, però no."
"no, ma infatti no."
"no, eh?"
"no, no."
"..."
"se finite soli potreste sposarvi come nel Medioevo, per convenienza"
"geniale! Tu poi andresti con chi vuoi, e io e tuo padre parleremmo di liscio emilia..."
"senti, ma nel Medioevo lo facevano per i soldi. Tu lo faresti per parlare di etnomusicologia?"
"sarebbe un suocero perfetto!"
"sì, ma no!"
"no, no, infatti"
"anche no, grazie"
"no."
"guarda che puoi parlare con mio padre di etnomusicologia anche senza sposarmi"
"sì, ma infatti non voglio sposarti."
"lasciamo perdere."
"mi sembra la soluzione migliore."
"già."
"quando vengo a cena?"


#2 - ore 23.42

Poi la trasciniamo ad una festa in costume medievale dove i personaggi che sfilano sono tratti dalle miniature di #grande manoscritto, una cosa che ovviamente solo io e #collegaV potremmo immaginare di fare con una bella lombarda che ha sfidato trenitalia per venirci a trovare.

Entriamo nella chiesa dove si è svolta la rievocazione storica e stazioniamo per ore davanti ad un badalone:

"guarda! Il badalone si apre" [foto]
"ma certo, è un ripostiglio"
"sai Mika Ela, nel Medioevo ci tenevano dentro tipo dei rotoli manoscritti"
"ah ma dai! Ma bellissimo!"
"ma che cazzo... Ma che rotoli, che manoscritti!"
"wtf?!"
"che * stai dicendo?!"
"quello. è. un. ripostiglio. per. rotoli. manoscritti."
"guarda che ci mettevano dentro tutt'altre cose"
"rotoli manoscritti"
"no!"
"rotoli manoscritti"
"no!"
"e allora cosa!"
"...delle..."
"cosa!"
"...delle..."
"cosa."
"...delle..."
"delle?"
"...delle..."
"delle?"
"cazzo, te lo sto dicendo! Delle..."
"delle?!"
"...cose."

(Ora sapete cosa vi aspetta se ci venite a trovare.
Vi conviene portare un registratore e documentare il tutto, come in quel racconto di Maigret.)

giovedì 28 giugno 2012

goti ovunque ovunque goti

E' da quando ho l'uso della memoria, pressappoco un bel po' dopo da che i miei si trasferirono stabilmente in Emilia dalla loro Città Gota di Brescia, che accade quanto segue.

Come ho avuto modo di constatare anche con un vecchio amico bergamasco trasferitosi in Toscana, ai goti l'accento locale fa l'effetto che ha il moment su di me.

Un cazzo.

I miei non solo non hanno mai assimilato una sola consonante dell'accento emiliano, ma non hanno neanche mai smesso di parlarsi con modi di dire goti e folle accento goto, una cosa che - a ben guardare - deriva direttamente dalle invasioni del 376.

Il risultato sono io, un'emiliana gota con aspetto piemontese e pelle caledone che dice vacca boia, mangia gnocco fritto a mani nude pronunciando s padane ed e aperte ma che dai tempi dell'asilo viene presa in giro perché dice tópo, fóto, móto e prende su cadenze milanesi ogni volta che pensa a Valeren.

Beh.

Una cosa che mio papà non smette di fare, oltre a girare in tondo in pigiama in un'altra stanza quando l'Italia tira i rigori, e se credete che io faccia diversamente è solo perché risolvo il problema semplicemente accendendo il portatile ma in fondo lo stomaco mi si stringe lo stesso, ebbene se c'è una cosa che dal '75 mio papà non smette di fare è chiosare con "bresà" - pronunciato compiaciuto, aria confidenziale, enfasi sulla s gustosamente altopadana, chinando leggermente il capo verso l'ascoltatore e guardando con occhio complice i commensali - ogni volta che in tv o nella conversazione compare un suo conterraneo goto meritevole.

Cesare Prandelli, "bresà".

Mario Balotelli, "bresà".

Gigi Maifredi, "bresà".

Andrea Pirlo, "bresà".

Cesare Prandelli, "bresà".

I fratelli Baresi, "bresà".

Cesare Prandelli, "bresà".

Giuseppe Favalli, "bresà".

Pierino Gavazzi, "bresà".

E comunque Cesare Prandelli, "bresà".


A volte cerca di contenersi.
Allora intervengo io.

papà: "Prandelli è una brava persona"
io: "un idolo, mi piace"
mamma: "bravo, veramente. Non tollero campioni che non siano anche brave persone"
"sì, mamma" 
"già. Lo sai Trantor, lui è..."
"sì, papà?"
"un grande allenatore"
"ah, già."
"inoltre è... Una brava persona, credo"
"ne sono convinta"
"sai, ha seguito la malattia della moglie, si è schierato contro l'omofobia e le scomme..."
"BRESÀ"
"bravissima!"
"volevi dirlo tu, ti sei trattenuto ma non resistevi perciò l'ho detto io"
"bravissima. Bresà"
"già"
"già."

domenica 24 giugno 2012

Orsetti lavatori

L'altra sera, alle prove del mio coro di sparaventose.

(sapete già quanto essi prediligano il cibo.)


ore 21.14

io: "ragazzi, devo prendere le presenze. Sì lo so che faccio la maestrina del cazzo, ma siete voi che mi spingete a farlo con le vostre [f&%$£@] assenze. Comunque non le ho prese neanche mercoledì scorso, per cui ricordatemi: #coristaVigileA., tu c'eri mercoledì scorso alle prove?"
"mm. Non ricordo"
"mercoledì scorso, il 12"
"mm. Non ricordo bene"
"ma sì, abbiamo fatto il pezzo nuovo di Palestrina"
"è tutto così confuso"
"pioveva, ricordi?"
"mm. No."
"proprio no?"
"nada."
"avevo un vestito blu"
"...niente."
"mercoledì scorso c'era la torta"
"ah ma certo adesso mi ricordo! No, non c'ero."


ore 22.01

io: "#collegaV, mi andresti a prendere una granita al limone alla gelateria qui dietro l'angolo?"
"certo Trantor!"
#coristaDina: "vengo anch'io!"
#coristaX: "e anch'io!"
#coristaY: "e anch'i..."
"e anche no, e voi due vi prego di notare che ho detto andate alla gelateria all'angolo e tornate subito indietro portadomi una granita, non genericamente uscite in gelateria, ok?"
"ok"
"ok"
"ancora non capisco perché devi farti accompagna..."
"limone?"
"limone."
"limone."


ore 22.13

"rieccoci con la granita"
"stavo per mandare #coristaVigileF. a prendervi"
"no. La tua granita al limone."
"grazie. Ma cos... Ne avete presa una anche voi?"
"menta"
"fragola"
"ok, ma adesso per favore cantiamo"
"fammi sentire la tua"
"fragola"
"menta"
"mm, menta, buo..."
"basta."


ore 22.16

Sto dirigendo l'inizio di questo pezzo, mi volto per dare l'attacco ai tenori e la scena che mi si presenta comprende #collegaV che sorseggia dalla cannuccia la granita alla menta e mi guarda con gli occhi del procione beccato in castagna mentre rovista nella differenziata di casa vostra.

La scena continua con lui a cui va di traverso la granita, si affanna per ritrovare lo spartito la pagina la battuta e si riprende attaccando 16 battute dopo, possibilmente tossicchiando ovunque menta.


ore 23.14, la prova è finita

"ho portato da mangiare!"
"ottimo!"
"c'è qualche occasione particolare?"
"... no."
"ah."
"MANGIAMO!" 


ore 23.12, la prova è finita, variante B

"ho portato da mangiare!"
"ottimo!"
"c'è qualche occasione particolare?"
"le patatine scadevano"
"suona ragionevole"
"MANGIAMO!"


ore 23.24, la prova è finita, variante C

"ho portato da mangiare!"
"ottimo!"
"c'è qualche occasione particolare?"
"è il compleanno del mio gatto"
"l'ho sempre amato" 
"MANGIAMO!"


ore 23.17, la prova è finita, variante D

"ho portato da mangiare!"
"ottimo!"
"c'è qualche occasione particolare?"
"dovevo riciclare la colomba"
"siamo a novembre"
"è uguale."
"MANGIAMO!"  


ore 23.15, la prova è finita, variante E

"ho portato da mangiare!"
"ottimo!"
"c'è qualche occasione particolare?"
"no."
"chissenefrega" 
"MANGIAMO!"


ore 23.20, la prova è finita, variante F

"ho portato da mangiare!"
"ottimo!"
"c'è qualche occasione particolare?"
"sono incinta"
"vacca boia" 
"MANGIAMO!"


ore 23.34, la prova è finita, variante G

"ho portato da mangiare!"
"ottimo!"
"c'è qualche occasione particolare?"
"no."
"ma è Parmigiano!"
"ottimo"
"MANGIA..." 
"aspetta! Scattiamo una foto per Max"
"vero, in Australia il Parmigiano selosogna"
"allora, fatto?"
"fa..."
"MANGIAMO!"


ore 23.29, la prova è finita, variante H

"ho portato da mangiare!"
"sei incinta?"
"no."
"forse il gatto?"
"chissenefrega" 
"è uguale"
"Trantor basta con queste c*zzo di foto"
"no."
"chissenefrega" 
"è uguale"
"MANGIAMO!"

mercoledì 20 giugno 2012

8 scrubs

Erano in 8.

Sono entrata ed erano in 8, in una piccola stanza.

Li ho contati.

Mi accolgono con sorrisi cordiali e occhi colmi di paziente aspettativa, quasi entusiasti, simpatici.

Annuiscono continuamente.

(Probabilmente hanno cominciato ad annuire quando ero nel parcheggio.)

Almeno 4/8 sono stranieri, tutti giovani, stanno in piedi come se fossero in prestito, annuiscono e si parlano in una specie di miscuglio di inglese, turco, italiano e francese.

Lei è alla scrivania, è bella e ha maledettamente in pugno la situazione.

"quanti anni hai?"
"28"
"perché sei qui? Chi ti ha mandato?"

Spiego, ma improvvisamente non ne sono più così sicura.

"di che colore hai gli occhi?"

Io sono deficiente, perché invece di rispondere guardo i suoi e per poco non dico azzu...

"ah, castano-castano-verdi oppure verdi o castani"
"non l'ho mai capito bene nemmeno i..."
"si spogli."

Non è che mi sentissi in imbarazzo, ma cavolo, loro erano 8.

Mi fissano, pazienti.
(Annuiscono.)

Mi stendo sul lettino e di colpo mi si avventano addosso, tutti e 8 con le loro lenti, improvvisamente efficienti e serissimi come un branco di formiche operaie.

Lei supervisiona e commenta ogni singolo neo in un paio di lingue, gli 8 annuiscono, poi mi intima "back!", mi giro e tutti trovano interessantissimo un neo che nemmeno sapevo di avere.

Tripudio di "aaah", "oooh", "uuh", "oh!" e "ma lei si è bruciata!"
"io... eh?"
"si è bruciata! E' stata al sole senza crema!"
"sì, ma 20 giorni f..."
"molto male"
"lo s..."
"malissimo." 
"eh ha rag..."
"i carcinomi non sono simpatici."

Mentre un po' muoio dentro gli 8 annuiscono vigorosamente ripetendosi a vicenda "non sono simpatici" e "malissimo" almeno 5 volte in 5 lingue, e niente più sorrisi per me.

"possiamo fotografarti quel neo?"
"ma certo"
"sai, per noi"
"ci mancherebbe"
"non preoccuparti, lo facciamo perché è bello!"
"bello, bellissimo" mi rassicura una degli 8, con sorriso incoraggiante.
"tu viene qui", mi ordina felpatamente un altro degli 8.
"sit down, cara" consiglia una degli 8, premurosa.
"[occhiolino]", non trova di meglio da fare #altro degli 8.

Poi mi rivesto, mentre gli 8 mi fissano, annuiscono e sorridono con gli occhi dell'opossum fiducioso.

martedì 19 giugno 2012

kkrchkrkhcchh

Nella biblioteca dei pazzi di conservatorio, in turno con #collegaV.

"#collegaV"
"dimmi, Trantor"
"facciamo il caffè?"
"potrei morire"
"d'accordo. Un attimo, aiuto #utonta e..."
"no no, lo faccio io. Tranquilla."
"ok grazie"
"faccio la moka, allora"
"ti ringrazio"
"allora vado con la moka, eh?"
"...sì, grazie, V"
"crkhkcrrkkhhkccrrrr"
"..."
"kkrrrrrcrkcrhhr"
"scusa?"
"rchrkckkckkhr"
"...?!"
"faccio la moka."
"tu non sei normale."
"no."
"io..."
"kkrrkcchhrkkrcrkrrr."



(Chissà se intende fare così anche a Cambridge.)

venerdì 15 giugno 2012

Palline, cani, mia virtù, legno verde di Lecce

Cronistoria fedele di #concertoMaledettamenteComplicato con l'Altro Coro e #Pianista Pugliese

Come sapete oltre agli sparaventose dirigo anche L'Altro Coro, coro di paese, adorabili.

L'altro giorno avevamo in programma un concerto folle, composto da tre concertini itineranti in diverse location del centro storico senza fiume più concerto serale in teatro, organizzato da un coro con cui siamo amici e dal relativo direttore, il già noto #maestroBifono (quello dalla condotta morale <eufemismo>polifonica</eufemismo>).

Ad accompagnarci al pianoforte #pianistaPugliese, idolo dei commentatori (ma solo dopo #collegaV, ovviamente).


ore 14.30 

Io e #pianistaPugliese andiamo nella sede dell'Altro Coro per prendere l'occorrente.

Entrambi conosciamo quite bene la legge di Murphy, per cui decidiamo di prendere per sicurezza due copie di tutto.

2 leggii, 2 cavi jack-jack, 2 cavi jack-cannon, 2 microfoni, 2 triple, 2 Schuko, 2 prolunghe, 2  alimentatori, 1 ciabatta sola ma dibattiamo a lungo dell'opportunità di prender su 2 amplificatori mentre lui organizza al telefono una tournée in Puglia e io chatto su whatsapp con 4 coristi diversi contemporaneamente, e 1 pianoforte elettronico del peso di kg 17 arrotondati per difetto più custodia e treppiede e pedale e alimentatore.

Il primo che indovina la cosa fondamentale che ovviamente abbiamo dimenticato vince boh, il pizzino originale dell'utonto riciclone? Sì, ecco, quello.


ore 14.53

Guido io, quindi sono in riserva. Facciamo benzina al self service.

Siccome lui è un pianista serio dopo 1 minuto e 45 secondi è ancora lì che pintrulla delicatamente alla ricerca dei guanti per non sporcarsi di benzina; io invece non essendo una pianista seria taglio corto prendendo la pistola a mani nude con la stessa foga con cui lo farebbe Stallone.
(in questi casi di solito segue la locuzione "siamo in f*ttuto ritardo c*zzo".)

Grazie ad un'ulteriore saracca espressa in sua presenza scopro - dopo 10 anni di patente - come mai a volte la pistola eroga benzina a singhiozzo:

"non devi spingerlo fino in fondo, tiralo un po' fuori"
"non è nella mia natura"
"è indubbio che tu sia fatta per ricevere, noi per dare, ma adesso tiralo un po' fuori"
"funziona! Nessuno mi aveva mai detto che andava lasciato un po' fuori!"
"ma ora ci sono io"
"è che non mi veniva proprio spontaneo, sai?"
"immagino."
"no words to thank you"
"ok"
"ok"


ore 15.03

Io e #pianistaPugliese in auto parliamo di uomini, di donne, e delle due cose insieme.
Raro trovare una persona con cui ci si capisce così al volo, nonostante lui abbia 26 anni e abbia già vissuto da mezzo hippy, mentre io ne ho 28 e sono ancora quella che in pub ordina acqua minerale.

Ma le nostre idee su come debbano funzionare le relazioni sono le stesse, semplici, chiare, franche, maledettamente semplici.


ore 16.34

Stiamo facendo le prove nella prima location, strada del centro molto frequentata.

Mentre #pianistaPugliese suona una tizia vestita di verde lo riconosce e gli si appiccica sbavando e corredando il tutto con urletti da furetto in calore.

(E' superfluo dire che lui continua comunque a suonare con la testa girata di 180 gradi ridendo con la tipa senza sbagliare un attacco.)

A pezzo finito: "chi era la figa di legno verde?"
"proprio una figa di legno verde."
"sa proprio di figa di legno"
"ed è verde"


ore 16.47

Mentre stiamo cantando e suonando davanti ad una quarantina di persone il sostegno del pianoforte elettronico cede.
Il pianoforte elettronico rovina per terra.
Il pianoforte elettronico pesa 17,4 kg.
Io rimango con le mani a mezz'aria, il coro rimane a bocca aperta, il pubblico rimane ammutolito, #pianistaPugliese controlla di avere ancora i piedi, raccoglie il pianoforte elettronico, se lo sistema sulle ginocchia, occhiolino e riprende a suonare.
Finiamo il pezzo come se niente fosse, dopodiché ci accartocciamo dalle risate sull'asfalto.
Applausi.


ore 16.51

#maestroBifono cerca in ogni modo di barattare un suo ipotetico aiuto fra i tenori nel mio coro con qualcosa che potrebbe essere identificabile con la mia virtù, ma io no.


ore 16.58

#pianistaPugliese si accorge di aver dimenticato il vestito da concerto in auto.

Corriamo a prenderlo e lui si cambia lì, così, all'aperto, in circonvallazione, mentre io mi pettino negli specchietti, chatto su whatsapp con uno sparaventose e una signora della città-bene inorridisce.


ore 17

Dopo che hanno sbagliato il mio cognome sulla gigantesca locandina che da mesi tappezza la città iniziano i tre concertini sparsi nelle tre location del centro storico.

15 minuti di concertino, 20 minuti di spostamento cavi pianoforte borse leggii coristi fra una location e l'altra.

Se non trovo concerti maledettamente complicati non son contenta.


ore 18.31

Finiti i concertini itineranti e in attesa di quello serale in teatro andiamo a rilassarci nella sede del coro che insieme a #maestroBifono ha organizzato tutto.

Disgraziatamente la sede contiene questo.

#maestroBifono cerca in ogni modo di barattare la possibilità di buttarcisi con qualcosa che potrebbe essere identificabile con la mia virtù, ma io no.

Filmo #pianistaPugliese che ci si tuffa e urla "che figata", fotografo tutti i locali cani mascotte del coro ospite mentre #pianistaPugliese parla con loro in dialetto leccese, e con loro intendo i cani, #pianistaPugliese scova un pianoforte a coda e ci suona tutti i temi western di Morricone.

Le foto di me e #bassoFausto sommersi dalle palline che ridiamo ebeti col sottofondo di Per un pugno di dollari no che non ve le mostro.

E il video, il video del tuffo lo volete vedere?


ore 20.23

La mia ansia è incommensurabile. Siamo in teatro, proviamo l'acustica.

Nessuno aveva detto al fonico che avevamo un pianoforte elettronico, dei solisti e della necessità di amplificare l'uno e gli altri.
Mancano i cavi, mancano le prolunghe, in teatro non ci sono leggii.

Indovinate chi è l'idiota che aveva fatto presente a #maestroBifono di tutte queste necessità in dicembre.

Vabbè. Fortuna che io e #pianistaPugliese ormai siamo a cena da Murphy quasi ogni sera. 


ore 23.00

Concerto finito, tutto bene.
Guadagno economico pari a zero (anzi, ci ho perso di parcheggio), guadagno nominale pari a 1 (mazzo di gigli).

Mai visti coristi così stremati.
E soprattutto coristi che rinunciano al buffet.
Ma infatti questi non sono mica gli sparaventose, eh.


ore 23.46

#bassoFausto si scuote la camicia e ritrova una delle palline infilata nel bavero.


ore 00.12

Buffet.

#maestroBifono cerca in ogni modo di barattare una tartina alle olive con qualcosa che potrebbe essere identificabile con la mia virtù, ma io no.

Ebbri di patatine (io), ciliegie (io), cani (io), strudel (io), lambrusco (lui) andiamo a casa.

E per un po' concerti complicati basta.

martedì 12 giugno 2012

VagelloCantabrigense

"Trantor, a settembre vado."
"anche tu?"
"anch'io."
"...già. Fai bene, niente da dire."
"già."
"prima Max in Australia, poi tu a Cambridge. Beh, stammi bene. Stammi bene, mi raccomando. Take care. Stai attento, ok? La sera c'è buio, a Cambridge. Attento, e stammi bene. Divertiti. Non fumare troppo. Non ingozzarti di patatine. Non cadere nel Cam. Vuoi del Parmigiano? Stai attento. Stammi bene, e goditela. Sì, goditela. Che bravo che sei. Goditela e basta, cazzo. Beato te. Bravo. Attento, eh. Accidenti, adesso vai. Vai. Vai, adesso. Ti vengo a trovare? Ti vengo a trovare. Comunque vai. E stammi bene. Promesso?"
"promesso"
"..."
"..."
"abbiamo già fatto questa conversazione?"
"più volte. Ma mi mancherai anche tu, cosa credi."


Lui mi mancherà non tanto, infinitamente.

#CollegaV, amico dai tempi dell'università, un mantovano che preferisce il grana padano al Parmigiano, suona 8 strumenti diversi, ha vinto un dottorato a Cambridge in musicologia senza alcun appoggio e sostenendo il video-colloquio nella cucina della sua casa colonica con sullo sfondo le pentole di rame di famiglia, che è stato mio corista, che studia manoscritti medievali e che è l'unico con cui posso alternare comodamente il registro del paleografo filologo a quello della porcata spinta (con lieve preferenza per il secondo), ebbene #VagelloC a settembre raggiungerà Cambridge e ci resterà per 3 anni.

Visto che l'East Anglia dopotutto sta nelle isole britanniche come l'Irlanda, e visto che lui suona esattamente così, e con suona esattamente così intendo dire che potrebbe suonare pressappoco qualsiasi strumento della band, e adesso vengo al punto, gli dedico questo (me l'ha fatto scoprire passato di sfruso lui, in una sera freddissima nella casa piena di ricordi non suoi nella mia città senza fiume).

Ascoltatelo, almeno fino a 2.26.

E quando arriverete lì non vorrete più smettere.

domenica 10 giugno 2012

Che anno è, che giorno è (Freaky friday)

Nella biblioteca dei pazzi di conservatorio.

Dovete sapere che nella Città Senza Fiume questo mese sono allestite decine di mostre di scultura; una (pessima) è allestita anche in biblioteca da noi, mentre quella di #ImmensoScultore è nello stesso palazzo, ma si entra da tutt'altra parte.
Per cui è pieno di utonti che vengono su da noi credendo di vedere la mostra di #ImmensoScultore e scoprono solo lì di avere sbagliato strada.

Sono le 18.52 di venerdì 8 giugno, sto per chiudere la biblioteca.
#CollegaV è fuggito prima per andare a suonare la cornamusa da qualche parte vicino al Po (tipico suo).  

Sono sola.
Entra Sconosciuto Utonto Wormhole (SUW).

io: "oh salve, mi dica"
SUW: "solo una domanda, qui si apre alle 18.30 o alle 19?"
"veramente la biblioteca sta chiudendo, e chiudiamo alle 19"
"no, qui [agita furiosamente un cartoccio spiegazzato che assomiglia alla nostra brochure] c'è scritto 18.30"
"no, 19"
"no, ho letto 18.30"
"ma dove?!"

Mi mostra il cartoccio, che si rivela il pieghevole della mostra di #ImmensoScultore.

"ah ecco. Questa è la biblioteca del conservatorio, non la sede della mostra."
"ah. Comunque alle 18,30?"
"no. Noi chiudiamo alle 19. E la mostra di #ImmensoScuoltore, perché lei vuole vedere la mostra, apre alle 19"
"no, 18.30"
"senta, ormai l'opuscolo lo conosco a memoria, la mostra di #ImmensoScultore apre alle 19"
"e allora perché qui c'è scritto 18.30?"
"c'è scritto venerdì 11 maggio apertura straordinaria 18.30."
[scocciatissimo] "e secondo lei oggi in che giorno siamo, eh?!"
"venerdì 8 giugno."
"ah."
"siamo in giugno. Non in maggio."
"ah."
"ed è l'8."
"ah. E quindi?"
"quindi cosa?"
"quindi quando apre?"
"alle 19, [cazzo]"
"alle 19?"
"alle 19."
"ah. Allora vado."
"sì."
"vado."
"sì, si sbrighi."
"bene, ciao."

Cosa cazzo capirà della mostra, poi.

martedì 5 giugno 2012

Utonti ricicloni (Ucloni)

D'accordo che anche io e i colleghi siamo fanatici del riciclo e saremmo capaci di ricavare foglietti per appunti, cartelli e pannelli anche da una tanica di olio esausto, ma qui siamo veramente al capolavoro.

Esemplare trovato sui tavoli della biblioteca mezz'ora fa.

Non so se notate l'altezza del pizzino su cui l'uclone si è annotato le collocazioni.

(#collegaV, abituato a fotografare manoscritti medievali, avrebbe voluto affiancare anche il riferimento quadricromatico, ma poi ci siamo guardati negli occhi e un gigantesco SMETTILA SUBITO ha posto fine alla questione.)

Questo uclone sì che meriterebbe il titolo di "maestro".

sabato 2 giugno 2012

Come quando ai tempi delle guerre gotiche i manoscritti si riempirono di errori di ortografia

"ciao Trantor"
"ciao #zio! Come va?"
"ti leggo sempre"
"...eh? Ma... io... co..."
"è divertente"
"ma... io non sape..."
"ti leggo"
"ma tu insegni all'università!"
"ti leggo"
"ma io sono volgare e scurri..."
"ti leggo"
"anticlericale e blasfe..."
"mi diverto"
"tu insegni #materiaImportante in Catto..."
"..."
"e io scrivo solo con doppi sen..."

Sorride.

"i miei preferiti sono gli utonti"
"..."
"li adoro, i post sugli utonti."

Un piccolo momento di autocelebrazione per me.
Un abbraccio, un piccolo utonto qui adesso e la promessa di un prossimo post atomico sull'utonta 911 a #zio.


L'altro giorno, nella biblioteca dei pazzi di conservatorio.

Entra la ventenne utonta Occhi di Lemure (nel senso che sono occhi grandi ma con l'espressività di un sifone) (peccato, perché i lemuri non hanno alcuna colpa) (neanche i sifoni).

Scusate se mi accanisco, ma utonta Occhi di Lemure entra sempre in biblioteca così.

E ha il pessimo vizio di inondare #collegaV, incautamente suo amico su facebook, di infiniti e virulenti messaggi animalisti al limite dello spam.

Insomma, siamo tutti d'accordo con te ma cazzo, lasciaci vivere, ok?
Che poi siamo entrambi di sinistra. Mica andiamo a caccia.
Vabbè.

Comunque.

"Trantor, sto facendo una tesina su certe danze rinascimentali" [occhi da lemure]
"ottimo. Hai bisogno di aiuto?"
"sì" [occhi da lemure]
"ok. Dimmi quali sono le danze su cui blablabla e andiamo a vedere sul Grove e blablabla."

La porto di là, le mostro libri ed enciclopedie, l'aiuto, occhi del lemure salvato dalla tempesta, poi la lascio studiare guardare le figure con calma.

Tempo 5 minuti e torna da me e collega.

"[occhi da lemure]"
"dimmi. Cosa c'è che non va? Non trovi qualcosa?"
"sull'enciclopedia non trovo la voce spagnoletta"
"uhm, sei sicura? E' una danza relativamente famosa, non può non ess..."
"non c'è"
"ma hai cercato bene?"
"non c'è"
"ma..."
"[occhi da lemure]"
"OK VENGO A VEDERE"

Prendo l'enciclopedia, volume 15 SAT-STR, apro a caso, cerco spagnoletta, lo trovo.

Tempo 14 centesimi, ma ero ostacolata dal vento contrario.

"scusa, ma eccola qui."
"AH. [occhi.] Io... Avevo cercato sotto spangoletta."
"sotto cosa?!"
"sai, pensavo allo spagnolo."
"..."
"..."
"intendi dire che pensavi che la n con titulus tipicamente diffusa nelle zone di prevalente lingua iberica fosse stata trascritta in maniera esclusiva con il nesso ng in luogo di gn senza alcun rimando?"
"esatto!"
"no."

E comunque, se non trovi subito spangoletta non ti viene in mente, per esempio, di cercare spagnoletta, che in fondo è come si scrive?
Ti indigni contro chi non è vegano e poi non conosci l'alfabeto?

Io e #collegaV nell'altra sala, qualche minuto dopo.

Ma il dubbio che non sappia come si scrive ciò che si pronuncia gn rimarrà per sempre.